Rovigno: Jakov Stanisic da anni
cerca senza successo un'adeguata valorizzazione della sua collezione
Settemila fossili e nessuno li vuole
di Ardea
Velikonj
[Tratto da; Panorama, 30 marzo 2002 -
https://www.edit.hr/panorama/pan02061.htm.]
Da un lavoro è nata una passione. Protagonista:
Jakov Stanisic, 79 anni abitante a Rovigno ingegnere in mineralogia che nella
sua cantina ben ordinata oggi possiede nientemeno che 7000 fossili di vario
tipo.
Nato a Pedena e terminati gli studi di
mineralogia alla facoltà di Tuzla, Jakov Stanisic a 25 anni si trasferì ad
Albona con la famiglia e cominciò a lavorare nella miniera di Arsia. Nel
dopoguerra si sposò, ebbe due figli e continuò a lavorare alla cava di Pisino
della Kamen Pazin. E qui cominciò la sua passione. In una delle cave trovò il
primo fossile. Lo prese, lo ripulì ben bene e lo mise su un armadio a casa. Per
tre anni continuò a guardarlo pensando "ma se ce n'è uno, devono esserci anche
altri" e improvvisamente decise di cominciare la sua raccolta. Il suo lavoro
alla Kamen Pazin lo portava dovunque per l'Istria nelle varie cave su vari
terreni e, come lui stesso ha voluto sottolineare "mentre gli altri colleghi di
lavoro andavano all'osteria per riposarsi, io mi dedicavo alle ricerche".
E così fece per anni, fino al 1970 quando fu
pensionato e quindi ebbe sufficiente tempo per mettere ordine nella sua cantina
dove intanto si erano accumulati centinaia e centinaia di campioni. Decise
inoltre di informarsi meglio sui fossili ed acquistò i primi libri servendosi
dei quali cominciò la catalogazione. Contemporaneamente, avendo tempo, continuò
a cercare i fossili: si studiò i terreni e la storia della crosta terrestre
dell'Istria e presto scoprì che la penisola è ricchissima di questi reperti che,
"aiutano" sono di prezioso ausilio della storia, dato che permettono di
ricostruire il passato geologico della regione.
Secondo Jakov Stanisic e i suoi studi il
territorio più interessante s'identifica nella fascia che va da Pola a
Capodistria per esaurirsi completamente all'altezza del Monte Maggiore. Quindi
tutto il territorio che guarda, per così dire, verso il mare. Il Monte Maggiore
invece, dicono gli studi del nostro interlocutore, è stato "gettato" dalle
enormi ondate che milioni di anni fa raggiungevano anche i 50 metri, dal
Quarnero alla terra ferma, ed è questo il motivo per cui la Liburnia sotto
questo aspetto è molto povera.
L'area più appagante è comunque il territorio
comunemente noto come la Cava Grega, vicino a Lisignano, sulla strada tra Pola e
Medolino. Un territorio molto ampio che Jakov Stanisic non è riuscito ancora a
"rastrellare" del tutto, pur avendo sempre "guardato bene dove camminava" anche
quando andava a fare passeggiate rilassanti con la famiglia. Infatti, come ama
dire, "l'uomo cammina e non è cosciente dove cammina. Posto che ogni pezzo di
terra racchiude un pezzo di storia, se si ha una passione come la mia, si sta
bene attenti ad ogni sasso e ogni roccia a cui ci si avvicina" sottolinea da
competente. "Gli affari migliori, per così dire, li ho fatto dopo grandi piogge
ovvero quando l'acqua piovana o i torrenti sotterranei che vengono
sporadicamente in superficie si trascinano appresso tanto materiali. E
puntualmente, specie nelle grandi cave, dopo la pioggia saltano fuori tanti
'oggetti interessanti'. Un giorno, presso Pola, ho trovato una specie di sasso
rotondo, ricoperto da terra. Lo ho raccolto perché non mi convinceva, mi aveva
insospettito il materiale. Arrivato a casa ho cominciato pian piano a ripulirlo
per scoprire che si trattava di un coperchio di un anfora che risaliva al II
secolo ovvero, per dire, al periodo in cui venne costruita l'Arena di Pola.
Probabilmente dall'anfora che serviva agli operai per l'acqua era caduto il
piccolo coperchio e nessuno se n'era accorto".
Premesso che è molto geloso della sua attività
verso cui - detto per inciso - i figli non hanno mostrato alcun interesse - il
signor Stanisic ci ha parlato della geologia, delle sue ere, della formazione
della crosta terrestre spigandoci come perviene a definire il nome e l'
"anzianità" del reperto. "Ho tantissimi libri di supporto, tra i quali "I
fossili dei lessini" dell'autore italiano Alberto Siliotti. Quando ne trovo uno,
prima di tutto perdo ore per ripulirlo con attrezzi che mi sono costruito da
solo. Infatti alcuni sono talmente incrostati che devo stare attento a non
rovinarli. Quindi, seduto al mio tavolino, sfoglio pagina per pagina tutti i
libri disponibili per appurare a quale, fra gli illustrati, si debba associare.
Lo giro e rigiro più volte, per non sbagliare. Poi, sempre grazie ai libri lo
catalogo in termini di età. Dovete sapere che nel definire il concetto ci si
riferisce sempre a milioni di anni: tutti i paleontologi accettano età
approssimative, ovvero cinque - dieci milioni di anni in più o in meno non
significano assolutamente nulla. Per essere quanto più preciso comunque, ogni
volta cerco di risalire all'era geologica del territorio in cui ho rinvenuto il
reperto e poi vado avanti studiandomi la flora e la fauna di quell'era per poter
definire di che pianta o animale si tratta. Attualmente per esempio mi sto
scervellando con un fossile di una foglia. Sono riuscito a definirne l'età ma
non sono convinto che si tratti di una data pianta", e qui ci ha chiesto, con
tanto di libro davanti, se secondo noi si trattava di una pianta o di un altra
fra quelle descritta in latino nel libro. "Non essendo sicuro non voglio ancora
metterci il nome. Del resto fra i miei 7000 "figli", di cui mi prendo cura
gelosamente, sono molti quelli che non ho catalogato proprio per questo motivo.
Gli altri sono tutti riposti sui ripiani e ognuno ha la sua targhetta con nome e
cognome e la "data di nascita" in milioni di anni. È un lavoro di pazienza per
il quale ci vuole tanta passione. Ma per tutti gli hobby ci vuole pazienza.
Tempo ne ho da vendere. Ormai i figli sono indipendenti e quindi mi posso
dedicare alla mia passione. Ho tanti amici all'estero che sono appassionati di
fossili come me e con i quali mantengo intensi contatti. Ci scambiamo esperienze
e anche reperti. Un amico di Francoforte mi ha addirittura mandato il fossile di
un Nautilus che risale a ben 220 milioni di anni fa, tanto che è il più vecchio
della mia collezione. Il più giovane invece arriva a circa 'soli' 65 milioni di
anni.
Leggendo i vari giornali specializzati anche
italiani ho fatto tante conoscenze con collezionisti stranieri e così si è
trovato un collega italiano che mi ha portato una trentina di minerali che lui
ha trovato e me li ha consegnato dicendo che "è felice di poterli dare a
qualcuno che saprà custodirli a dovere". Ma ho amici anche in America,
continente ricchissimo di fossili e quindi ho uno scambio d'esperienze pure in
quella direzione."
"Ora però arriviamo al punto dolente. La mia
collezione è stata visitata da diversi esperti, specie di Musei della Germania.
Però anche per me gli anni passano e, piuttosto presto, e io vorrei che essa
fosse utile a qualcuno, a qualcosa. Più volte ho offerto alla Municipalità di
Rovigno di esporre i miei fossili nel Museo civico, a tal fine ho chiesto pure
un vano. Lo farei non per guadagno ma perché sono fiero della storia dell'Istria
e solo i fossili possono parlare della storia primordiale, dei dinosauri vissuti
dalle nostre parti milioni di anni fa. Purtroppo tutte le mie richieste sono
rimaste lettera morta, come dire nessuno vuole i miei fossili. E sì che in
Croazia ci sono tanti studenti di paleontologia e la mia collezione è la più
grande non solo in Croazia ma in tutta l'area dell'ex Jugoslavia. Visto che
nessuno vuole i miei 7000 fossili, vorrei almeno realizzare un catalogo. Un
amico paleontologo è pronto ad aiutarmi. Ma per pubblicare un catalogo ci
vogliono soldi che io non ho e quindi sono alla ricerca di sponsor. Ho buoni
contatti come ho già detto all'estero e forse ci riuscirò. Per ora, con grande
piacere, posso dire che uno studente dalla Facoltà di paleontologia di Zagabria
dove la mia collezione è ben nota, mi ha comunicato che vorrebbe preparare la
tesi di laurea sulla mia collezione. Così ci siamo messi d'accordo che la
prossima estate il giovane verrà a Rovigno e preparerà il suo tema seduto nella
mia cantina. Per me è un onore non solo perché la collezione sarà oggetto della
tesi, ma anche perché avrò l'opportunità di aiutare un giovane a coltivare la
mia passione. Come detto i miei figli, che svolgono ambedue lavori molto
diversi, non se ne sono mai interessati. Comunque io ho deciso che la collezione
resterà al figlio che abita in casa dove, sono raccolti i 7000 fossili e dove,
spero, resteranno".
A dispetto dell'età anagrafica, Jakov Stanisic è
pieno di vita e si occupa di varie cose. Intorno alla sua bellissima casa
situata nel rione denominato Bosket, ha tante viti dalle quali ricava 800 litri
di vino. Non lo vende però, lo offre agli amici e ai turisti ai quali d'estate
affitta un appartamento. Appassionato di vini, ha un'enoteca contenente 150
bottiglie di vini provenienti da tutto il mondo, che si è fatto portare da
parenti e amici giramondo. È particolarmente fiero di una bottiglia di vino che
ha ben 24 anni e che, è deciso, "non si tocca".
E non basta. Oltre al vino Jakov Stanisic è pure
produttore olio di oliva. Ha un uliveto nei pressi di Rovigno di cui si occupa
con scrupolosa cura. Una volta raccolte le olive le porta al frantoio e ne
ricava circa 300 litri di olio che distribuisce soprattutto fra i parenti. Una
persona molto attiva, che trova tempo per tante attività, ma soprattutto per
quella che in quarant'anni ha riempito la sua cantina con 7000 fossili.
Iguanodonte, via due zampe
Da un fossile possiamo ad esempio pervenire a
maggiori conoscenze sull'anatomia degli esseri viventi di milioni di anni fa.
Non è facile: visitando un museo di storia naturale, possiamo usualmente vedere
scheletri o gusci completi. I resti di piccole conchiglie si trovano a volte
completi, ma quelli di altri animali no. Pensiamo ad esempio all'uomo: nel suo
organismo ha circa 200 ossa e ossicini. Questo vale anche per molti esseri
vissuti prima di noi. E, solitamente, per varie cause, queste ossa si trovano
sparse su grandi superfici, anzi sotto grandi superfici. Non è per nulla facile
setacciare zone piuttosto vaste senza ricorrere a determinati marchingegni. Il
fatto però è che così le ossa si potrebbero danneggiare, anche perché usualmente
sono molto fragili, sicché vanno estratte dalla terra o dalla sabbia ricorrendo
ai pennelli. Che dire poi dei casi in cui si confondono le ossa di due animali
fossilizzati insieme? Il lavoro del paleontologo non è facile; basti pensare a
come si immaginava l'aspetto di un iguanodonte alcuni decenni fa: si pensava
fosse un quadrupede con un corno sul naso, mentre invece oggi sappiamo che era
bipede, e quel "corno" non era altro che il suo "pollice". E poi, chissà che
anche talune ricostruzioni dei giorni d'oggi non vengano smentite nei prossimi
anni.
Impronte di antiche forme di vita
I fossili sono i resti di antiche forme di vita,
risalenti a milioni e milioni di anni fa. Da quando le prime alghe, dette
azzurre, o i primi batteri popolavano l'acqua alla comparsa dei primi uomini.
Insomma, in ere che precedono quella odierna. I resti sono costituiti
essenzialmente dalle parti più resistenti degli organismi, come ossa, denti,
gusci, parti legnose dei vegetali, ma in casi eccezionali si ritrovano anche
frammenti di pelle. Finora ne sono stati ritrovati pochi, ad esempio la pelle di
un Iguanodonte.
Un poco meno rari, ma non certo comuni, sono le
impronte, le uova, le gallerie scavate da alcuni esseri particolari e persino
gli escrementi, che prendono il nome di coproliti. Anche se a prima vista si
potrebbe pensare il contrario, sono molto importanti.
I fossili sono dunque le tracce di organismi
vissuti in un remoto passato, che hanno resistito agli agenti esterni, come i
decompositori. Solitamente hanno una struttura chimica diversa da quella
originaria, a causa di infiltrazioni di minerali e di altri processi fisici,
chimici e biologici. Ma non tutti i resti primordiali sono giunti fino a noi.
Perché un organismo diventi fossile o, più correttamente, si fossilizzi, i resti
si devono trovare in una situazione particolare.
L'ambiente, infatti, deve essere asciutto e meno scoperto possibile,
l'ideale è sott'acqua. Con l'accumulo di sedimenti la nostra "traccia" viene
ricoperta da altri strati di roccia di nuova formazione; questi strati non
devono essere permeabili, per chiudere l'accesso ai decompositori. Prima il
fossile viene ricoperto dalla roccia e meglio è; è possibile così ritrovare
anche impronte della pelle.
Per quanto riguarda l'etimologia della parola
fossile, essa deriva dal verbo latino fodere, che vuole dire scavare. Fu coniato
dal tedesco Georg Bauer, mineralogista, nel '500. Ma aveva un significato
diverso da quello attuale; erano fossili tutte le cose trovate sottoterra:
manufatti, minerali, le rocce, oltre alle spoglie di esseri viventi
pietrificati. Dagli inizi dell'800 la parola assunse il significato attuale.
I Lagerstatten sono vere miniere
In teoria, tutte le rocce, tranne quelle
sottoposte ad alte temperature o pressioni, possono contenere dei fossili. In
pratica, invece, solo alcune rocce li contengono. Queste rocce sono quelle dei
cosiddetti giacimenti fossiliferi, ossia delle zone dove si trovano molti
fossili. I principali giacimenti sono anche definiti "Lagerstatten" dal tedesco
"giacimenti economicamente interessanti". I Lagerstatten possono essere zone con
grandi quantità di fossili comuni, come gusci di conchiglie, ma anche zone con
meno fossili, ma conservati in uno stato eccezionale. Questi ultimi sono più
rari perché provenienti da un arco di tempo di poche centinaia di anni, e sono
sparsi in modo causale, perciò sono molto importanti per la conoscenza della
vita nei vari periodi.
I principali giacimenti mondiali di fossi si
trovano in Australia, Canada, Germania, Italia, Svizzera e Stati Uniti.
Paleontologo? Chi è costui?
Il paleontologo è ovviamente colui che si occupa
di palentologia, termine che etimologicamente significa "discorsi sugli antichi
esseri viventi" e deriva dall'unione di tre termini greci paleos-ontos-logia che
significano antico-essere-discorso. La paleontologia studia la storia e le
caratteristiche delle forme di vita presenti sulla terra nel passato. Essa ha lo
scopo di scoprire, attraverso lo studio dei fossili, gli antichi organismi che
popolarono la terra, di ricostruire le loro trasformazioni nel tempo e nel modo
di vita, le reciproche relazioni ed indirettamente i cambiamenti geografici e
biologici, Si può immaginare quanto debba essere vasto il campo delle ricerche
di questa disciplina, che per indagare le molteplici e variegate manifestazioni
di vita che hanno caratterizzato la storia del nostro pianeta nel corso di
centinaia di milioni di anni deve abbracciare zoologia, botanica, biologia
nonché geologia e geografia. |