Antonio il
dinosauro triestino
di ©
Gianfranco Terzoli
Le prime tracce di fossili simili ad Antonio,
com'è stato affettuosamente ribattezzato il dinosauro, erano state rinvenute
negli anni Ottanta in località Villaggio del Pescatore, presso Trieste, da due
appassionati cercatori che intuirono subito di avere a che fare con ritrovamenti
importanti. Nel 1992 cominciano le prime campagne di scavo culminate nel 1996
con l'estrazione delle due zampe anteriori del dinosauro.
Solo
successivamente a questo recupero, con l'inizio degli scavi in profondità,
emerse chiaramente l'entità della scoperta: ci si trovava di fronte ai resti
fossili dell'intero rettile preistorico che, per di più, presentava un
eccezionale stato di conservazione. Un avvenimento di importanza tale da
relegare in secondo piano perfino "Ciro", il piccolo dinosauro rinvenuto sempre
su suolo italiano.
Estratto definitivamente dalla roccia solo
recentemente, Antonio in questi anni è stato studiato e analizzato dai migliori
paleontologi del mondo, ma le più importanti notizie sull'enorme rettile
preistorico arriveranno proprio adesso, al termine di una completa ricostruzione
dei resti che lo farà letteralmente rivivere a nuova vita, riportandoci indietro
di circa ottanta milioni di anni.
Ormai sappiamo molte cose di lui, o meglio di lei
visto che con ogni probabilità si tratta di una giovane femmina di 4 metri di
lunghezza per 1,30 metri di altezza, morta a circa sei anni in una località
che, al tempo, si presentava molto simile ad alcune zone della Florida attuali:
una pianura costiera paludosa ricca di vegetazione anche di alto fusto, con un
clima tropicale o sub-tropicale, in ogni caso più caldo dell'attuale. Antonio
viveva in branco, in modo simile ad erbivori attuali quali antilopi e gnu, era
sicuramente vegetariano e dal perfetto stato di conservazione del suo scheletro
in connessione fisiologica, sappiamo che era fondamentalmente bipede, anche se
la lunghezza degli arti anteriori fa supporre un loro uso funzionale nella
locomozione.
Ma le possibilità di studio andranno decisamente
oltre: si ipotizza già un esame delle cellule per verificare se si è conservato
il DNA, ed è praticamente assodato che si tratta di un nuovo genere ed una nuova
specie di adrosauro, il dinosauro dal becco ad anatra.
Dall'inizio degli anni Novanta di Antonio si sono
occupati la Soprintendenza per i beni ambientali, architettonici, archeologici,
artistici e storici del Friuli Venezia Giulia, territorialmente competente per
il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il Museo Civico di Storia
Naturale, l'Università degli Studi di Trieste e anche soggetti privati come la
Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste, che ha consentito di portare a
compimento alcune fasi finali dei lavori di estrazione del dinosauro, delicato
incarico affidato alla Stoneage di Trieste, gruppo da anni impegnato nel
recupero e nella ricostruzione di resti fossili in tutto il mondo.
E proprio la Stoneage ha dovuto sperimentare con
Antonio nuove e inedite tecniche nel campo dello scavo e della preparazione del
fossile, considerato che l'enorme scheletro si trovava compresso in un blocco di
quasi 2 metri cubi di roccia, per un peso complessivo di circa 5 tonnellate. Per
far riaffiorare l'esemplare sono stati utilizzati, oltre ai più sofisticati
mezzi meccanici sul terreno, procedure chimiche di laboratorio dedicate
letteralmente allo "scioglimento" di questi enormi blocchi di pietra e al
raggiungimento degli strati più vicini al fossile: una pratica molto complessa
che ha richiesto svariati anni di lavoro. Lo scavo del dinosauro ha visto varie
fasi di lavoro: dalla rimozione delle zampe anteriori affioranti in superficie
si è passati allo sbancamento di circa 300 metri cubi di materiale roccioso e
al prelevamento del blocco principale contenente gran parte dell'animale, fatto
salvo per la coda e l'apice del cranio, racchiusi in due masse a parte.
Lo scheletro si compone dunque di sei blocchi
distinti di diverse misure che in occasione del grande evento della
presentazione dell'intero scheletro di Antonio, saranno assemblati per la prima
volta.
La stampa e gli addetti ai lavori potranno assistere
in anteprima assoluta a Trieste, nella giornata di giovedì 14 dicembre (sala
Franco del Palazzo della Soprintendenza, in piazza Libertà 7 ore
10.45), all'esposizione di questo straordinario esemplare di dinosauro, che
resterà poi a disposizione del pubblico da venerdì 15 fino a sabato 23 dicembre,
sempre nel Palazzo della Soprintendenza (orari: feriali 8.30-17.30, sabato e
festivi 9.30-19.30 ). Per informazioni: 040.301535
Eventuali ulteriori immagini sono a disposizione
della stampa contattando Volpe&Sain Comunicazione (040.762667 - 0335.6023988) -
E-mail: p.sain@agora.it
Tratto da:
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https://151.99.226.3/tsr/cultura/comunicati/antonio.htm
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