Lo splendore dei piroli dignanesi

Arte orafa dignanese e ornamenti muliebri

[Tratto da: Ondina Krnjak (testo) e Sergio Gobbo (fotografie), "Lo Splendore dei piroli dignanesi, Arte orafa dignanese e ornamenti muliebri" (traduzione dal croato da Elis Barbalich-Geromella), Jurina i Franina, rivista di varia cultura istriana, n. 50, primavera 1992, Libar od Grozda (Pula), p. 36-41.]

Un intreccio di circostanze geografiche, politiche ed etniche hanno fatto sì che Dignano, nel corso della sua lunga storia, si sviluppasse in una cittadina di seducenti peculiarita'. Questo tocco di singolarita' le proviene dalla compenetrazione di costumanze culturali urbane con quelle tradizionalmente rurali della zona.

Le testimonianze di questa evoluzione, naonche' di una risentita coscienza spirituale e di un'abbondante cultura materiale, ci giungono dalle opere intellettuali e materiali conservatesi fino ai giorni nostri: la struttura piantare del posto, l'architettura, le creazioni storico - artistiche e i prodotti - artigianali. Un gran numero di oggetti d'arte, di origine autoctona ma anche straniera, è oggi conservato nella Collezione di arte sacra della chiesa parrocchiale di S. Biagio.

Tra le opere esposte, di diverso valore estetico, e che comprendono quadri, sculture in pietra e in legno, arredi liturgici, reliquiari, paramenti sacri, manoscritti e stampati, figura anche un'affascinante forma di artigianato artistico: i gioielli. La modesta quantità del patrimonio votivo, che è anche abbastanza sciupato, e la mancanza di sigilli (civici o con le iniziali dei maestri) e di altri dati precisi, non consentono di risalire all'ambiente e all'epoca della loro fabbricazione. C'è da considerare inoltre che gli oggetti d'oro si perdono facilmente, che vengono spesso rubati o fusi, sicché se ne sono conservati pochi (a parte quelli compresi nella Collezione). Nonostante che Dignano venga menzionata nei documenti scritti già nel 1194 e che il suo successivo sviluppo e prosperità trovino conferma in molti testi storici ed archivistici, le ricerche sin qui fatte, piuttosto frammentarie e sparute, non si sono occupate delle attività artigianali dignanesi. Anche i dati concernenti l'oreficeria erano fino a poco tempo fa scarni.

È perciò una circostanza assai felice che si sia conservato un manoscritto ("Status animarum") che elenca, accanto ai nominativi, i mestieri dei Dignanesi del secolo scorso. Tra i numerosi artigani dell'epoca si menzionano i seguenti orafi:

  • Matheicich Antonio da Novaco di Pisino
  • Dongetti Giangiacomo, 24 VII 1805 -7 X 1855
  • Bartolli Pietro, di Pietro da Pirano
  • Fabro Giuseppe Ottavio, 1 XI 1815
  • Fabro Bernardin, quondam Domenico, orefice, 10 III 1806
  • Manzin Ambrogio, 12 X 1801 -2 VIII 1863
  • Casanovich Pietro, 12 III 1836 -9 II 1862
  • Zanella Felice, di Maria, 10 X 1806- 24 I 1864

Da quest'elenco è evidente che ci doveva essere una rilevante richiesta di oggetti d'oro e di servizi attinenti per giustificare un tale numero di orefici.

Poiché molti oggetti sacri d'argento o indorati, della collezione suddetta, furono lavorati per lo più nelle officine veneziane e, in minor numero, in quelle viennesi, si può suporre che gli orafi locali fabbricassero prevalentemente oggetti d'oreficeria profana, ossia gioielli tradizionali.

Gli inventari delle doti pervenutici confermano che i genitori, nel rispetto delle tradizioni, procuravano di fare in modo che ogni futura sposa ne fosse provvista.

Siccome la mancanza di dati non ci permette di ricostruire lo sviluppo dell'oreficeria dignanese, il manoscritto conservato, che attesta l'esistenza nel XIX secolo di ben 8 orefici, ci induce a concludere che la loro arte si fondasse sulle esperienze dei loro precursori e che, come in altre località istriane (Capodistria, Pirano, Rovigno), quarnerine (Fiume) e dalmate, dove ci sono sempre stati maestri e officine di artigianato artistico, anche qui quest'attività fosse presente già prima.

È difficile collegare cronologicamente i nomi citati con gli esemplari della collezione dignanese, poiche si tratta di gioelli tradizionali i cui modelli si trasmettevano per generazioni. Lo stesso dicasi per i costumi che quei gioielli completavano, e che, anche se in forma semplificata, mantennero le caratteristiche del 18.esimo secolo e forse delle epoche precedenti.

Tuttavia il materiale disponibile l'offre l'aggio di rilevarne la specificità rispetto ad altre aree istriane, dove detti monili (e soprattutto i crinali) non erano molto in uso, ne venivano lavorati in forme così ricche (ad. es. Rovigno, Pirano, Capodistria, e altre località dell'Istria). I preziosi dignanesi, di cui nella lavorazione veniva conservata la foggia antica, ci tramandano un po' delle usanze popolari e del gusto prevalente, che in parte si trasmise anche dopo la loro sparizione. Solo saltuariamente si acquistavano gioelli alla moda, di gusto internazionale, il che dipendeva dallo stato sociale del proprietario (l'unico esemplare della collezione dignanese è uno spillone con capocchia a forma di cavallo).

Ricerche future forse ci sveleranno i lavori dei maestri autoctoni. I monili qui esposti, che si possono datare dal 18.esimo al 20.esimo secolo, ci permettono tuttavia di identificare le forme e i tipi più in voga e le influenze delle aree contigue. Un posto particolare spetta agli spilloni (chiodi) ornamentali per le chiome femminili. Si tratta di forcine modellate in varia foggia, da quelle più semplici con capocchia liscia, a quelle con capocchia a forma con capocchia liscia, a quello con capocchia a forma di palla finemente lavorata a filigrana e granulata, fino agli esemplari di eccezionale bellezza con capocchia a forma di fiore che dondola e trema, da cui il nome di "tremulo". Spiccano per la loro leggiadria i crinali, che si ramificano in alcuni vibranti fiori e foglie di filigrana (nella collezione dignanese non sono presenti in quanto in cattivo stato di conservazione). Questo tipo di ornamento, a forma di ventaglio, che, secondo un determinato ordine, decorava ed esaltava la bellezza delle acconciature dei capelli, non ha riscontri in altre parti dell'Istria, ed è invece presente in tutta l'area adriatica e nel suo entroterra, come pure in quasi tutte le regioni della vicina Italia.

Fra gli orecchini i più caratteristici e frequenti erano i semplici cerchietti ingrossati in fondo a mezzaluna. Vi venivano fissate tre ghiere con pendenti periformi. Nel dialetto dignanese questo tipo di orecchini sono detti "riceini-piroli". Del resto questi orecchini venivano portati anche in Dalmazia, specialmente nell'entroterra, e in varie regioni della penisola italiana. Che i gioelli non servissero solamente da abbellimento, ma che avessero spesso anche un significato simbolico, ce lo rivelano quelli semplici, con una targhetta ovale su cui spiccava un "occhio" nero. Si chiamavano "riceini neri". Simboleggiavano il lutto e venivano portati anche dalle donne anziane.

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Da sinistra in alto: orecchini con pendenti a forma di pera pìroli; orecchini a navicella navifele; in basso: orecchini a rosetta con pendente; a ciocca; con pendente di perle
CMSA Trieste, Provenienza: Dignano; Rovigno; id., ; Pirano; ?
Da sinistra: spillone con parte terminale a spirale trèmulo con fioriò id. id.; spillo con globo a filigrana pianetolaò spillone a forma di spada spadèin; spillo con pomello ago (serie di sei pezzi).
CI Dignano. Provenienza: Dignano

Fra i monili per il collo, accanto ad alcuni tipi di catenella con maglie di varia forma, e di collane con grani di vetro, si distingueva per la finezza della lavorazione e decorazione la collana di grani d'oro, i "peruseini" (in croato "peruzini"). I grani lisci venivano fabbricati con sottili lamine d'oro, su cui venivano applicati tralci filigranati, oppure erano traforati o filigranati e uniti l'uno all'altro in vario modo: per lo più venivano infilati su un filo di seta, su una catenella d'oro o congiunti da cerchietti d'oro. Talvolta le collane comprendevano anche un ciondolo, nelle forme più disparate. L'esemplare della collezione dignanese è a forma di croce, "crus". Questo tipo di collana risale a una lunghissima tradizione: compare già nelle antiche civilta' mediterranee, e viene trasmesso, in varianti diverse, per un lungo arco di secoli fino a quello ventesimo. Era in uso presso tutte le popolazioni dell'area adriatica e del suo entroterra e quasi in ogni provincia italiana.

Un tipo di gioiello molto interessante è rappresentato dai devozionali, in forma di medaglione o ciondolo, con montatura in vetro, contenente sul retro reliquie, e miniature raffiguranti Cristo, la Madonna o santi sul davanti. Ne troviamo di simili, per contenuto e fattura, anche nelle regioni dalmate e nella penisola appenninica. Allo stesso tipo appartiene anche il medaglione con rilievo cereo della Madonna di Tersatto, mentre assai frequenti erano i medaglioni-ricordo, apribili, con le foto delle persone care.

Gli anelli che illeggiadrivano le mani femminili erano quasi di regola d'oro colato, decorati con vetri trasparenti montati su fascette, o con pietre dure e pietre preziose, tagliate a rosetta o a "figaro" (a marquise). Vari tipi di anelli a rosetta si trovano anche in Dalmazia e in Italia, spacialmente al centro e al sud (Toscana, Lazio). Il tipo a "figaro", a forma di navetta, era inoltre diffuso in tutta Italia e in tutte le classi sociali, e spesso serviva come anello di fidanzamento.

Questa breve rassegna dei gioielli tradizionali delle Dignanesi di un tempo conferma i forti legami con le tradizioni. Le eccezioni compaiono solamente in tempi più recenti (19.esimo e 20.esimo secolo), come la spilla con la capocchia a forma di cavallo, fabbricata a Trieste da Leopoldo Janesich. La sua prestigiosa oreficeria, attiva per oltre cent'anni (1835-1970), fabbricava a differenza degli "orafi popolari" gioielli di fattura originale e raffinata inserendovi però elementi stilistici tradizionali. Molto apprezzati, questi gioielli erano riservati esclusivamente a clienti aristocratici e cittadini, più attenti al gusto mondano europeo.*

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*Infine voglio ringraziare per l'aiuto offertomi nella raccolta dei dati d'archivio necessari per questo articolo, il parroco di Dignano, Marijan Jelenic, e la signora Anita Forlani, per l'aiuto che mi ha dato circa i nomi originali dei gioielli dignanesi.

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Created: Monday, September 25, 2000; Last Updated: Sunday, March 21, 2021
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