I foghi de San
Giovani
Il Martirologio romano registra, nel mese
di giugno, ben due santi di nome Giovanni; oltre al più noto Giovanni
Battista, la cui celebrazione avviene il giorno 24, appena due giorni
dopo ricorre la festività di un altro Giovanni, il centurione romano che
Terenziano decapitò assieme al collega Paolo.
Il 26 giugno Muggia festeggia
i propri Protettori, che sono appunto, i Santi Giovanni e Paolo. Ma i
festeggiamenti iniziavano tre giorni prima, alla vigilia, cioè, della
festività di 5. Giovanni Battista, quando si accendevano, a Muggia, a
Trieste e nel resto della Venezia Giulia, come in tutta Europa e sin dal
Medioevo, i fuochi di 5. Giovanni, per scacciare, con il turno, malanni,
calamità, diavoli e streghe.
A Muggia in particolare,
invece di bruciare fascine o altri prodotti agricoli combustibili,
compagnie di giovani andavano in giro a racimolare, di casa in casa, da
bottega a bottega, stracci vecchi, cassette e tutto ciò che poteva
bruciare, per poi costruire, alla sera del 23 giugno, delle gran cataste
con 11 frutto della minuziosa ricerca. Quando calava la notte, si dava
fuoco a queste montagnole ed i ragazzi tutti attorno a saltare e gridare
felici e contenti. L'usanza di accomunare nella festa di 5. Giovanni i
Santi Protettori di Muggia ebbe termine con lo scoppio della prima
guerra mondiale, mentre i foghi de San Giovanni" ripresero a brillare
tra le due guerre qua e là nella nostra regione, per spegnersi quasi del
tutto dopo il secondo conflitto.
Soltanto nel Carso triestino
e nel rione di 5. Giovanni si dà ancora fuoco a qualche modesta catasta,
ma la tradizione sta per scomparire. Ed è un vero peccato, perché era
veramente affascinante vedere di notte questi falò che si accendevano
nei campi e la fantasia portava lontano, indietro nel tempo, quando, nel
timore di invasioni o di ruberie, la gente vegliava di notte, incerta
del proprio destino, spesso oscuro e misterioso, come oscura e
misteriosa è l'origine di questi fuochi.
Sull'argomento, il poeta
triestino Guido Sambo, ha composto i seguenti versi, intitolati,
appunto,
Foghi de San Giovani
Sui monti, in giro, i
ga impizado i foghi
de San Giovani. Alte fiame nel scuro
de la note e cantade in ostaria.
Solo
drento de mire tuto zito e distudado. No se
impizerà
più gnente drento de mi. No de musica,
no de altro. Solo me consumarò
per quel amor che mai no go trovado
che nei sogni lontani, via de tera.
(Guido Sambo) |
Tratto da:
- Istituto Giuliano di Storia, Cultura e
Documentazione, Lunarietto 1995 -
https://www.istitutogiuliano.it/pubblicazioni/Lunarietto_1995.htm
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