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L'airone cinerizio al Palù (foto Loris Dilena) |
Uccelli mammiferi del Canal di Leme e della Draga
di Loris Dilena
[Tratto da: La Foresta di Leme e La Draga, Itinerari
storico'naturalistici a piedi e in mountain-bike sulla direttrice
Orsera-Antignana, Edizioni "Italo Svevo" (Trieste, 1999), p. 65-74.]
Premessa
II presente lavoro accomuna l'avifauna e la fauna del Canai di Leme e
della Draga retrostante, sino al paese di Antignana. Come è già stato
illustrato nella parte geologica, in epoche remote, quando l'alto
Adriatico era un enorme acquitrino dove passeggiavano i dinosauri,
queste zone erano il letto di un enorme fiume che scorreva ancora
parecchio entro quello che adesso è il mare.
Questa "ferita" dì incomparabile bellezza, che assomiglia nella parte
più bassa ad un fiordo in miniatura, è uno scrigno della natura che
racchiude tanti piccoli tesori naturalistici per lo più sconosciuti e
potenzialmente minacciati dall'esplosione del turismo.
Ho l'ambizione di poter dire, come ornitologo e naturalista, che in un
prossimo futuro saranno le guide come queste a divulgare la conoscenza
della natura istriana e quindi di tutelarla a mezzo delle generazioni
future.
Sebbene lo studio effettuato non comprenda un'area molto vasta, ci
troviamo egualmente davanti ad ambienti geomorfologicamente e
climaticamente diversi nei quali vi si sono stabilite specie animali,
soprattutto uccelli, di distribuzione sìa mediterranea che continentale.
Per permettere anche al naturalista principiante di poter identificare
più facilmente le varie specie di avifauna, ho pensato di suddividere la
zona considerata in vari ambienti, cercando di attribuire ad ognuno le
specie che più facilmente si possono incontrare.
Dobbiamo però sempre tenere presente che tra questi ambienti non ci
sono delle barriere fisiche e potremmo anche osservare, per esempio, un
gabbiano reale posarsi sulla macchia mediterranea o un occhiocotto
sorvolare l'acqua del mare. Poi a concludere la presenza dei mammiferi.
Tutti i dati contenuti nella presente esposizione sono il sunto di
osservazioni condotte in zona dall'autore dal 1980 al 1998 compreso.
Ogni specie citata è stata avvistata almeno una volta e sempre da più di
un osservatore.
Dopo questa doverosa premessa (anche per non dar adito a critiche poco
costruttive) iniziamo la nostra ricerca.
L'AVIFAUNA
L'imboccatura e il Canal di Leme.
Le acque del Canai di Leme non sono frequentate da un gran numero di
uccelli acquatici soprattutto a causa dell'elevata profondità
batimetrica che rende loro diffìcile la cattura dei pesci.
La strolaga mezzana (Gavia arcticà) si vede
d'inverno a piccoli gruppi, usa comunque frequentare tutta la costa
istriana. Lo svasso maggiore (Podiceps cristatus) è comune e
durante il periodo invernale se ne vedono piccoli stormi spesso durante
anomali "corteggiamenti" fuori stagione; anche lo svasso collorosso
(Podiceps grisegena) si può vedere in queste acque salse a lui
consone per lo svernamento e si distingue dallo svasso maggiore per il
collo più corto ed il becco nero-giallo anziché carnicino. |
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Esemplari di marangone dal ciuffo preso le
Bocche (foto Loris Dilena) |
Qualche cormorano (Phalacrocorax carbo) sì aggira
soprattutto dove viene praticata la maricoltura, ma più numeroso è il
marangone dal ciuffo (Phalacrocorax aristotelìs) che
nidifica nelli isole Brioni e spesso si spinge da queste parti, anche
nel periodo estivo, per pescare. Gli immaturi dell'anno, dalla livrea
più chiara, sono quelli che maggiormente si vedono in queste acque
pulite e non è raro osservare qualche piccolo gruppo in una vera e
propria battuta di pesca: gli adulti in testa che agitano le ali
sull'acqua e gli altri che li seguono tuffandosi per catturare il pesce.
Lo smergo minore (Mergus serrator) è un'anatra marina che
nidifica sulle spiagge dei Nord Europa, sverna in queste acque ed è
riconoscibile soprattutto per la cresta ispida presente in entrambi i
sessi, la femmina ha un piumaggio con colori più sobri e manca del petto
rossiccio tipico del maschio.
Sulle sponde rocciose del canale si incontrano esemplari solitari
svernanti di piro piro piccolo (Actitis hypoleucos)
inconfondìbile uccello di ripa molto comune, che muove ininterrottamente
su e giù la coda. Tra i Laridi il gabbiano reale (Larus
cachinnans) in fatto di presenze batte tutti gli altri. Ciò è dovuto
soprattutto alle grosse colonie di nidificazione che si trovano a breve
distanza sulle isole e sugli scogli davanti ad Orsera ed in special modo
sull'isola di San Giorgio. Questo gabbiano si nutre generalmente di
rifiuti, ma non disdegna i molluschi che lascia cadere dall'alto sulle
rocce per poterli aprire più facilmente. Siccome nel canale c'è un
grosso parco ostreicolo, ci sarà senz'altro un nesso tra la presenza
dell'uccello ed i preziosi molluschi eduli! E stato osservato qualche
gabbiano corallino (Larus melanocephalus), ma molto
più facile è vedere il gabbiano comune
(Larus rìdibundus) che pur non nidificando in zona (il posto più
vicino sono le saline di Sicciole) usa vagabondare lungo le coste anche
durante il periodo di riproduzione. Si tratta probabilmente di soggetti
non ancora maturi sessualmente oppure soggetti i quali, per motivi che
ancora non si conoscono, non hanno nidificato in quell'anno.
La sterna comune o rondine di mare (Sterna, hirundo)
perlustra d'estate le acque piatte del Canai di Leme pronta a tuffarsi
come un proiettile al primo avvistamento di pesce; nidifica anche lei,
come il gabbiano reale, sulle isole e gli scogli che corollario la
costa.
Il martin pescatore (Alcedo atthis) nel periodo invernale
si apposta sulle rocce più vicine all'acqua in attesa di tuffarsi.
Spesso fa lo "spirito santo" ed è inconfondibile per la livrea azzurra
che contrasta con l'arancione delle parti inferiori.
I
declivi del Canai di Leme a macchia mediterranea, Cui di teme e la Draga
fino a Canfanaro.
I declivi del canale coperti da
una fitta macchia mediterranea, ma anche la prima parte della Draga
caratterizzata da piante termofile, sono l'habitat ideale per i silvidi:
uccelli molto schivi dei quali si sente il verso, ma che spesso sono
diffìcili da individuare in mezzo a quella intricata vegetazione.
II canapino (Htppotais polyglotta) e
abbastanza comune, ma lo e molto di più la capinera (Sylvia
atricapilla) che con il suo monotono gorgheggio rompe il silenzio
del ricco sottobosco; rispetto agli altri uccelli è un po' meno schiva.
L'occhiocotto (Syilvia melanocephala) è un uccello molto
attivo che nei voletti dì spostamento apre la coda a ventaglio; il
maschio è inconfondibile per il cappuccio nero e rocchio rosso color
mattone, il suo verso è lungo, rapido e musicale. La sterpazzolina
(Sylvia cantillans)
è meno frequente, di comportamento molto diffidente si tiene ben
nascosta nei cespugli. Soventemente emette il verso in volo che è molto
musicale, ma meno rapido di quello dell'occhiocotto.
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L'occhiocotto al nido (loto Loris Dìlena) |
Le rocce a picco sull'acqua e anche quelle della Draga, sono l'habitat
prediletto da alcuni uccelli rapaci. Il gheppio {Falco
tìnnunculus) è il più comune frequentatore di queste cenge anche se
non ne è stata accertata la nidificazione. Fa spesso basso lo "spirito
santo" alla ricerca di qualche preda.
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La civetta all'interno di un rudere (foto Loris Dilena) |
Il gufo reale (Buho bubo) qui è nidificante. Nella
parte media della Draga, nei pressi dei ruderi di Duecastelli, durante
le notti primaverili echeggia il suo profondo e lugubre verso. La
civetta
(Athene noctua) è sensibilmente più comune e si riproduce
con successo in tutta questa zona.
La Draga da Canfanaro ad Antignana
La Draga in corrispondenza di Canfanaro cambia improvvisamente
direzione e quasi segnando un angolo retto punta decisamente
verso Nord. Questo cambio di esposizione ai punti cardinali determina un
evidente cambiamento, sia della copertura vegetale, sia delle specie
animali. Nei boschi di alto fusto in corrispondenza di San Pietro in
Selve nidifica il biancone (Cìrcaetus gallicus) che
caccia serpenti e lucertole sui pen-dii calcarei. Anche l'onnipresente
poiana
(Buteo bvteo)
ha scelto questi alberi maturi per costruirvi il nido. Meno visibile
l'astore (Accipiter gentilìs) un falcone che predilige i
margini del bosco per cacciare. Lo sparviero (Accipiter nisus)
invece sfreccia tra gli alberi o sorvola i boschetti con rapidi colpi
d'ala creando il panico tra i piccoli uccelletti che ben conoscono quei
temìbili artigli.
Nei prati e nei coltivi della Draga vive la starna (Perdix
perdix)
che divide il territorio con il fagiano {Phasianus colchicus)
con il quale è in continua competizione e sembra dovrà soccombere. In
primavera nella Draga si sente echeggiare il verso monotono del
cuculo
(Cuculus canorus)
e anche l'upupa (Upupa epops) emette sovente il
suo profondo caratteristico verso ed usa nidificare nei buchi degli
alberi o in fessure della roccia.
Gli alberi più vecchi sui declivi della valle sono l'ambiente ideale
per il picchio verde (Picus viridìs) e per ii picchio
rosso maggiore (Picoides major) mentre un altro piciforme,
il torcicollo
(Jynx torquìlla) usa frequentare zone più aperte
prediligendo alberi solitari o marcescenti. Le praterie della valle sono
allietate dal canto melodioso dell'allodola (Alauda arvensts) e
della tottavilla
(Lui Itila arborea) che a differenza della prima non si posa
solo sul terreno, ma qualche volta usa anche i rami secchi degli alberi.
Numerosa è ancora la rondine (Hirundo rustica) che
passando a volo radente sul terreno cercano di catturare qualche
insetto. Il numero di questi uccelli è abbastanza elevato in quanto nei
villaggi della zona i contadini possiedono ancora armenti e qualche raro
boscarin che vengono allevati nelle stalle rustiche di un tempo che
rappresentano un comodo rifugio per i volatili che vi nidificano.
Anche la ballerina bianca (Motacilla alba) si
osserva numerosa specialmente a caccia di insetti tra le zolle appena
rovesciate dal passaggio dell'aratro. L'averla piccola (Lanìus
collurio) è un uccello molto silenzioso che costruisce il
nido sui cespugli al margine del bosco, specialmente se si tratta di
cespugli spinosi.
Immancabile la presenza della ghiandaia (Garrulus glandarius)
molto attiva e chiassosa tutto l'anno. Generalmente è solitària, ma
all'epoca dell'involo dei "pulii" se ne possono vedere anche dei piccoli
gruppi irrequieti e in continuo movimento.
La cornacchia grigia (Corvus corone cornìx) ha
invaso tutti gli ambienti , ma preferisce i coltivi, le stoppie ed i
seminativi dove in ogni caso si può trovare qualcosa di cui cibarsi.
Questo abnorme aumento di popolazione dei corvidi è dovuto soprattutto
alla diminuzione dei predatori naturali tra i quali primeggiano gli
uccelli rapaci. Dentro i boschi sui declivi della Draga superiore è
frequente il luì piccolo
(Philloscopus collybita)
il cui canto ripetuto con monotonia si insinua tra gli alberi. Il
pettirosso (Erithacus rubecola) nidifica tra gli
alberi con un ricco sottobosco e il suo canto, che inizia in un modo
piuttosto sommesso, dirompe con note acute e gorgheggianti. Nessuno però
riesce a battere i solfeggi melodiosi dell'usignolo (Luscinìa
megarhynchos) ancora numeroso in questa valle nonostante i
contadini locali facciano uso anche di pesticidi e diserbanti. Degna di
menzione è senz'altro la nidificazione del tordo bottaccio (Turdus
philomelos)
la cui presenza in zona è stata osservata la prima volta dall'autore nel
maggio del 1995.
Tra gli uccelli granivori nidificanti all'interno della Draga primeggia
il fringuello (Fringilla coelebs), seguito dal
frosone
(Coccothraust.es coccothraustes), il fanello (Carduelis
cannabina), lo strillozzo (Miliarìa calandra) e
lo
zigolo nero (Emberiza cìrlus).
Il bosco Contea
Sono molti gli uccelli che frequentano il bosco Contea nel susseguirsi
delle varie stagioni. Vi nidifica l'astore, la tortora (Streptopelia
turtur) che con il suo delicato tubare si percepisce appena.
Tra i rapaci notturni nidificanti nelle cavità degli alberi c'è l'assiolo
(Otus scops)
e il suo monotono verso si può ben sentire nelle notti d'estate.
Troviamo anche un altro volatile particolarmente solitario e di
abitudini notturne, il succiacapre (Caprimulgus europaeus)
che in questo bosco è abbastanza comune e lo si vede specialmente al
tramonto o lo si sente di notte con il suo particolare trillo vibrante.
Nei tronchi degli alberi nidificano il picchio verde e il pìcchio rosso
maggiore e durante l'inverno non è raro veder svernare il grosso
picchio nero
(Dryocopus martius) che nidifica nell'Istria montana.
D'estate attraverso le fronde degli alberi si odono le note flautate ed
armoniose del magnifico rigogolo (Oriolus oriolus)
che dai quartieri invernali dell'Africa arriva per nidificare in Europa.
Il maschio è inconfondibile per la sua livrea giallo-nera che lo rende
simile ad un uccello tropicale.
Numerosissime le ghiandaie il cui gracidare viene accompagnato
dalversare del luì piccolo e dai colpi di becco emessi dal
pigliamosche {Muscìcapa striata) intento a cacciare insetti da
portare al nido. Onnipresente il merlo (Turdus menila) che
durante l'inverno è affiancato dal tordo sassello {Turdus
iliacus) alla ricerca delle bacche d'edera che si avviluppa
notevolmente sui tronchi degli alberi più maturi. Le cinciallegre
{Parus major), presenti anche in altri ambienti, qui sono
alquanto numerose; un po' meno la cinciarella (Parus caeruleus)
ed il
codibugnolo {Aegìlhalos caudatus).
Durante l'inverno sostano nel bosco per esigenze alimentari i
ciuffolotti (Pyrrhula pyrrhula) che si cibano dei semi
del
frassino orniello (Fraxinus ornus). Vicino ai ruderi
del castello e del monastero di San Michele ci sono delle conlfere
abbondantemente usate per la nidificazione dal fringuello, dal
verdone (Cardvelis chlorìs)
e dal cardellino (Carduelis carduelis).
Il Palù
A valle della strada che collega San Michele a Geroìdia, nei pressi
dell'ex Stanzia Sbisà, c'è ancora una piccola zona paludosa denominata
Palù
(con questa denominazione generica in Istria si intendono gli stagni e le
paludi) che è stata molto ridotta nel corso di questo secolo sia a causa
della malaria sia dalla scomparsa quasi totale della pastorizia allo
stato scmibrado che utilizzava la distesa d'acqua come abbeverata per
gli animali al pascolo.
Oggi il Palù con la sua
caratteristica vegetazione rappresenta un oasi di rifugio per diverse
specie di uccelli acquatici di passaggio tra cui la sgarza ciuffetto
(Ardeola ralloides), l'airone cenerino (Ardea
cinerea), il germano reale (Arias pi atyrhynchos),
la pittima reale (Limosa limosa), il
migliarino di palude (Emberìza schoeniclus), mentre
la
gallinella d'acqua (Gallinula chloropus) è nidificante.
I MAMMIFERI
I mammiferi che frequentano i declivi del Canai di Leme e della Draga
non sono molto numerosi. Il capriolo (apreolus capreolus)
assieme al cinghiale (Sus scrofa) hanno assunto il
nome comune di flagello dei coltivi in quanto i danni provocati alle
produzioni orticole sono notevoli.
I cacciatori locali applicano per lo più un prelievo venatorio ancorato
ai principi di una seria caccia di selezione, ma le due specie
continuano ad aumentare di numero.
La lepre (Lepus europaeus) non è molto frequente,
ma la si può osservare all'alba, molto presto, quando è intenta a
scegliere teneri germogli e foglioline per cibarsi.
La volpe (Vulpes vulpes) scorazza su tutto il territorio;
da alcuni anni è entrata in competizione con lo sciacallo dorato
(Canis aureus), un canide che lentamente è salito dai Balcani
colonizzando l'intera penisola istriana.
II riccio (Erinaceus concolor) è presente con la
forma orientale dalle parti inferiori chiare. Tra le rocce e
specialmente sul Moncalvo di Orsera è numerosa la faina (Martes
foìna).
Svariati e numerosi i micromammiferi che, come sempre, rappresentano uno
dei principali anelli dell'intera catena alimentare della zona.
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Created: Saturday, January
07, 2006; Last Updated:
Saturday, December 03, 2022
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