Campi di concentramento in Italia

[Tratto da: https://www.lager.it/campi_concentramento_italiani.html.]

Non è facile trovare nei nostri giorni documentazioni riguardanti i campi di detenzione in Italia nel corso della Seconda guerra Mondiale gestiti generalmente dalle milizie del governo fascista di Mussolini. Alcuni storici,  interessati allo studio di questo periodo storico italiano, affermano che si trovarono ubicati in quasi tutte le regioni più di 400 campi di concentramento e luoghi di detenzione nazifascisti.

Ancora oggi è difficile stabilire con precisione il numero dei campi di concentramento istituiti in Italia nel corso della seconda guerra mondiale. Per poterne fare un elenco differenziato e il più possibile aggiornato, bisogna distinguere i vari periodi in cui i campi vennero istituiti.

Furono istituiti anche campi di concentramento per l'internamento civile, ed erano sottoposti alla giurisdizione del Ministero dell'Interno, che, per garantire l'applicazione delle disposizioni prevista per l'internamento, aveva nominato cinque "Ispettori Generali di Pubblica sicurezza".

Dei "futuri campi", segnalati nelle relazioni degli Ispettori, ne furono istituiti, nel 1940, circa 40. I campi erano dislocati nelle province centro meridionali e avevano le seguenti caratteristiche:

Dobbiamo precisare che la realtà vissuta nei campi di detenzione italiani, era ben differente da quella dei campi di concentramento nazisti.  I lager italiani erano si,  luoghi di internamento,  ma non vigeva il terrore dello sterminio sistematico come nei lager polacchi. La vita al suo interno,  era abbastanza dignitosa e le punizioni non facevano parte della quotidianità, e in certi periodi l'alimentazione era piuttosto sufficiente.

Solo nei campi gestiti dalle milizie naziste come, Fossoli di Carpi, Bolzano gries e la Risiera di San Sabba le condizioni di vita erano peggiori,  sempre lontane dalle realtà dai campi di Dachau,  Buchenwald e altri.

Nella Risiera di San Sabba esisteva un forno crematorio e celle di punizione.

Nei campi di concentramento e nei luoghi di detenzione fascisti non esistevano strumenti di tortura e di morte.

Cos'è il confino? lo sanno davvero in pochi.

Il CONFINO era un provvedimento di pubblica sicurezza consistente nell'obbligo di dimorare in un comune della repubblica italiana diverso dalla residenza del confinato o in una colonia agricola, per un periodo da uno a cinque anni, con l'obbligo del lavoro e con l'osservanza delle prescrizioni stabilite dalla legge e dall'autorità competente. Nel codice penale Zanardelli, il confino era considerato una pena, mentre la legislazione vigente, abolendolo come tale, l'ha mutato in misura di prevenzione contro le persone socialmente pericolose, cioè, gli ammoniti che perseverino nella loro condotta contraria all'ordine pubblico, e le persone diffidate, ovvero quelle che siano tenute in particolare cattiva reputazione quali sospetti autori di azioni delittuose. Durante il fascismo, il confino fu quasi esclusivamente applicato alle persone ritenute svolgenti attività contraria alla politica del regime. L'istituto del confino è stato profondamente mutato, con la legge 27 dicembre 1956, n. 1423, al fine di dargli una disciplina coerente con la Costituzione.

  1. Agnone (Isernia), dove erano internati stranieri maschi di varie nazionalità. Istituito nell'ex convento S. Bernardino, aveva una capienza di 190 posti ed era diretto dal Commissario Giuseppe Cecere e dalla direttrice Amalia Vacalucci;
  2. Alatri (Frosinone), Campo do concentramento - vedi Le Fraschette;
  3. Alberobello (Bari), campo di concentramento;
  4. Anghiari Renicci (Arezzo), campo di concentramento;
  5. Ariano Irpino (Avellino), dove erano internati italiani maschi: era istituito nelle case antisismiche e nel villino Mazza, aveva una capienza di 130 posti ed era diretto dal Commissario Vito Pirozzi;
  6. Arona (Novara), campo di concentramento;
  7. Bagno a Ripoli (Firenze), dove erano internati sudditi nemici maschi. Istituito nella villa la Selva e nella villa La Colombaia, aveva una capienza di 200 posti ed era diretto dal Commissario Pasquale De Pasquale e da Marianna Conti;
  8. Boiano (Campobasso), vi era internata una famiglia di zingari. Istituito nell'ex manifattura dei tabacchi, aveva una capienza di 250 posti ed era diretto dal Commissario Mario Contardi;
  9. Borgomanero (Novara), campo di concentramento;
  10. Borgo San Dalmazzo (Cuneo), in questo campo erano internati ebrei italiani e stranieri. La struttura fu aperta nel settembre del 1943.
  11. Busseto (Parma), campo di concentramento per sottoufficiale e ufficiali ex esercito jugoslavo;
  12. Cairo Montenotte (Savona), campo di concentramento;
  13. Campagna (Salerno), dove erano internati, prevalentemente, ebrei maschi di varie nazionalità. Istituito nell'ex caserma S. Bartolomeo e nell'ex caserma Concezione, aveva una capienza di 650 posti ed era diretto dal Commissario Eugeni De Paoli[12].
  14. Oltre ai campi di concentramento e luoghi di detenzione di nuova istituzione vennero utilizzate le colonie di confino di Lipari, Ponza, Ventotene, Ustica, S. Domino (Tremiti), Nuoro, Pisticci e Castel del Guido, dove vi si internarono, in prevalenza, gli italiani ritenuti più pericolosi.
  15. Tra la fine del 1940 e il 1943 alcuni campi di concentramento in funzione vennero chiusi, come il campo di Gioia del Colle, di Boiano (Campobasso) e quello di Chieti. Altri campi vennero istituiti come il campo di Sassoferrato (Ancona), Renicci di Anghiari (Arezzo), Fraschette d'Alatri (Frosinone), Farfa Sabina (Rieti), Petriolo (Macerata).
  16. Oltre ai campi citati poc'anzi,  dal 1941, vennero istituiti dei campi di concentramento anche dalle autorità militari. Erano dislocati, sia nelle zone di occupazione, Jugoslavia, Albania e nelle isole Greche, che in territorio italiano. Anche alcuni dei campi, che all'inizio erano di giurisdizione del Ministero dell'Interno, nel corso della guerra, passarono sotto la dipendenza dello "Stato Maggiore dell'Esercito Ufficio prigionieri di guerra".
  17. Casacalenda (Campobasso), dove erano internate delle donne. Istituito in un palazzo dei coniugi Corradino - Di Blasio, aveva una capienza di 160 posti ed era diretto dal Commissario Giuseppe Martone e dalla direttrice Ezia Calogero;
  18. Casalbordino, fabbricato di proprietà del sig. Germano Sanese, con 350 posti
  19. Caserme Rosse (Bologna), era un lager di transito ubicato in via corticella 147,  composto da sei edifici a forma di U.  Gli internati,  a migliaia,  tra militari di ogni arma, sorvegliati dalla milizia nazista erano in attesa della deportazione in un campo di concentramento o di sterminio.  Il bombardamento aereo alleato del 12 ottobre 1944. Cinque dei sei imponenti fabbricati a forma di U, le palazzine comando, altri fabbricati minori, sotto il peso distruttivo di 750 ordigni da 100 libbre sganciati durante l'attacco aereo del 47° Bomb Wing dell'Air Force americana che avvenne dalle ore 12 alle ore 14, come si è appreso dall'apertura avvenuta qualche anno fa degli archivi dei servizi segreti americani riguardo i bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale, furono rasi al suolo.
  20. Casoli (Chieti), campo di concentramento;
  21. Castel di Guido (Roma), campo di concentramento e centro di lavoro;
  22. Castell'Arquato (Piacenza), campo di concentramento;
  23. Castello Sereni (Umbria), campo di concentramento;
  24. Castanevica (Gorizia), campo di concentramento;
  25. Ceprano (Frosinone), campo di concentramento;
  26. Chiesanuova (Padova), campo di concentramento;
  27. Chieti,  Campo di concentramento nell'asilo infantile "Principessa di Piemonte" di proprietà del comune con 30 posti;
  28. Città S.Angelo (Pescara) dal giugno 1940 all' 8 settembre 1943; qui erano internati civili Yugoslavi;
  29. Civitella della Chiana (Arezzo) dal luglio 1940 al giugno 1944: dove erano internati sudditi nemici maschi,  inglesi deportati dalla Libia,  istituito nella villa Oliveto, aveva una capienza di 200 posti ed era diretto dal Commissario Amedeo Mascio ufficiale di pubblica sicurezza;
  30. Civitella del Tronto (Teramo), campo di concentramento nella città fortezza di Civitella del Tronto,  Teramo (Abruzzo) dal settembre 1940 al maggio 1944; qui erano internati civili greci, "sudditi nemici" britannici, belga, cinesi,  aveva una capienza di 200 posti ed era diretto da Mario Gagliardi funzionario di pubblica sicurezza;
  31. Colfiorito (Perugia), era predisposto ma non ancora attivo. Istituito in capannoni, aveva una capienza di 200 posti ed era diretto dal Commissario Vincenzo La Torre;
  32. Corropoli (Teramo), campo di concentramento nella Badia Celestina;
  33. Cortemaggiore (tra Piacenza e Cremona), campo di concentramento e centro di lavoro;
  34. Crocetta Castelfrentano (Chieti), campo di concentramento;
  35. Fabriano (Ancona), dove vi erano internati italiani maschi, istituito nello stabilimento Sisla e nel collegio Gentile, aveva una capienza di 100 posti ed era diretto da Commissario Paride Castellini;
  36. Ferramonti di Tarsia (Cosenza), dove erano internati prevalentemente ebrei, ed era l'unico predisposto, fin dall'inizio, ad accogliere nuclei familiari. Costruito in capannoni, dalla ditta Parrini Eugenio, provvisto di recinzione e sottoposto ad una sorveglianza particolare, aveva una capienza di 1.500 posti ed era diretto dal Commissario Paolo Salvatore;
  37. Fossacesia (Chieti),  fabbricato con 100 posti;
  38. Francavilla al Mare (Chieti),  palazzina con 100 posti di proprietà del Cav. Giuseppe Gallo;
  39. Gioia del Colle (Bari), dove erano internati ebrei italiani maschi. Istituito nell'ex molino pastificio Pagano, aveva una capienza di 240 posti ed era diretto dal Commissario E. Santini;
  40. Gonars, (Udine), Il campo di concentramento venne istituito già nel dicembre del 1941, costituito da tre settori, circondato da filo spinato, controllato dai carabinieri e da circa 600 soldati con 36 ufficiali. Ai lati nord e sud del vasto spazio recintato da due torri alte sei metri, armate con mitragliatrici puntate verso il campo, con riflettori che di notte illuminavano a intervalli di pochi minuti il campo e il circondario. Tutto intorno una "cintura" larga due metri, in cui le sentinelle avevano l'ordine di sparare senza preavviso a tutti quelli che la oltrepassavano. Il 25 febbraio 1943 ci sono a Gonars 5.343 internati di cui 1.643 bambini. Ci sono intere famiglie provenienti da Lubiana o dai campi di Arbe (Rab) o di Monigo (Treviso); due terzi croati e un terzo sloveni;
  41. Isernia, vi erano internati maschi di varie nazionalità; istituito nell'ex convento delle suore Benedettine detto "Antico Distretto", aveva una capienza di 190 posti ed era diretto dal Commissario Guido Renzoni;
  42. Isola del Gran Sasso (Teramo), Basilica di S.Gabriele;
  43. Istonio, fabbricato di proprietà dell?Avv. Oreste Ricci con 300 posti;
  44. Isonto Marina (Vasto), campo di concentramento per gli italiani "pericolosi";
  45. Lama dei Peligni (Chieti), campo di smistamento di Lama dei Peligni, fabbricato di proprietà del Bamco di Napoli con 100 posti;
  46. Lamciano (Chieti), campo di concentramento femminile;
  47. Le "Fraschette" di Alatri (Frosinone), Il campo delle "Fraschette" venne progettato nell'aprile del 1941 per ospitare 7.000 prigionieri di guerra, ma, dato il problema impellente degli sfollati, il Ministero degli Interni decise presto di destinarlo a questo uso. Alla fine prevalse un terzo uso: campo di internamento per migliaia di slavi che venivano deportati per rappresaglia contro l'attività partigiana. La gestione dell'internamento, però, fu affidata non alla Direzione Generale della Pubblica Sicurezza, bensì all'Ispettorato Generale per i servizi di guerra. Ciò consentiva al governo di risparmiare il versamento del sussidio di Lire 6,50 al giorno per ogni internato. Al campo, dunque, fu la fame più nera. All'interno del campo, si mangiava solo, da parte degli slavi, la brodaglia preparata dai militari. Diversa era invece la situazione per i non numerosi internati anglo-maltesi che venivano assistiti dalla Croce Rossa svizzera. Erano gli slavi, insomma, ad essere condannati all'inferno. Nell'estate del1943 gli internati salirono fino ad un numero massimo di 4.500 persone. Dopo l'8 settembre 1943, il venir meno della vigilanza consentiva a molti internati di fuggire, e, nel novembre dello stesso anno, le SS tedesche imposero al governo di Salò il trasferimento degli ultimi rimasti, in numero di 1.300, al campo di Fossoli, presso Carpi.
  48. Lipari (Messina), campo di concentramento;
  49. Montalbano (Firenze), era predisposto ma non ancora attivo. Istituito nel castello di Montalbano, località Sant'Andrea a Rovezzano aveva una capienza di 60 posti;
  50. Manfredonia (Foggia), campo di concentramento, dove erano internati maschi di varie nazionalità, Istituito nel nuovo macello comunale, aveva una capienza di 300 posti ed era diretto dal Commissario Guido Celentano. Il campo fu aperto nel giugno del 1940 e chiuso nel 1943 dove tornò ad essere ol macello originario. Per adeguarlo a campo di concentramento si fecero alcuni lavori; stanze, fogne,  cucina e di conseguenza recintato perchè dà sulla strada.  Ancora oggi lo si può vedere;
  51. Miglianico (Chieti),
     fabbricato con 120 posti;
  52. Monterchiarugolo (Parma), dove erano internati sudditi nemici maschi. Istituito nel castello medioevale del dr. Marchi, aveva una capienza di 200 posti ed era diretto dal Commissario Socrate Addario;
  53. Monterforte Irpino (Avellino), dove vi erano internati italiani maschi, era istituito nell'ex orfanotrofio Loffredo, aveva una capienza di 100 posti ed era sottoposto alla giurisdizione del podestà del luogo;
  54. Nereto (Teramo), campo di concentramento
  55. Notaresco (Teramo), campo di concentramento
  56. Pisticci (Matera), campo di concentramento;
  57. Pollenza (Macerata), dove erano internate delle donne. Istituito nella villa Lauri in località S. Lucia, aveva una capienza di 110 posti ed era diretto dal Commissario Nicola Martinez e da Fedora Largarini;
  58. Ponza (Latina), campo di concentramento;
  59. Potriolo (Macerata), campo di concentramento;
  60. Sassoferrato (Ancona), campo di concentramento per internati politici ubicato nel Convento di Santa Croce, di proprietà dei Monaci Eremiti Camaldolesi.  Aperto nel febbraio 1943 fino a ottobre dello stesso anno. Nelle vicinanze si trovavano,  inoltre, anche i campi di Treia e Fabriano;
  61. Scipione di Salsomaggiore (Parma), era predisposto ma non ancora attivo. Istituito nel castello in fraz. Scipione, aveva una capienza di 200 posti ed era diretto dal Commissario Tiberio Pasqualoni.  Per la custodia del campo c'era una postazione fissa di carabinieri con a capo il direttore Podestà sig. Francesco Mastri;
  62. Solofra (Avellino), dove erano internate prostitute straniere. Istituito in un edificio dell'abitato, aveva una capienza di 50 posti ed era diretto da Giuditta Festa;
  63. Tolentimo (Macerata), campo di concentramento;
  64. Tortoreto (Teramo), campo di concentramento;
  65. Tossicia (Teramo), campo di concentramento;
  66. Treia (Macerata), dove erano internate delle donne. Istituito nella villa La Quiete detta della Spada, aveva una capienza di 100 posti ed era diretto dal Commissario Carmine Ferrigno e da Luisa Marchesini;
  67. Tremiti (Foggia), campo di concentramento;
  68. Tollo (Chieti), il campo per i comunisti Jugoslavi, era un fabbricato con 250 posti;
  69. Urbisaglia (Macerata), dove erano internati ebrei maschi, italiani e di varie nazionalità. Istituito nell'Abbadia di Fiastra, aveva una capienza di 200 posti ed era diretto dal Commissario Paolo Spetia;
  70. Ustica (Palermo), campo di concentramento;
  71. Ventotene (Latina), campo di concentramento;
  72. Vinchiaturo (Campobasso), dove erano internate delle donne, istituito in locali di proprietà privata, aveva una capienza di 60 posti ed era diretto dal podestà del luogo;
  73. Visco (Udine), il lager sorgeva nella Caserma Borgo Piave - oggi caserma Sbaiz - nei pressi del paese di Visco, che si trova fra Palmanova e Gradisca d'Isonzo, a sud di Udine.
  74. Vò Vecchio (Padova), Villa Contarini-Venier.  La seicentesca villa è un'imponente residenza veneziana, a pianta quadrata che si innalza su tre piani oltre quello terreno. Nel XIX secolo fu costruito un corpo aggettante con la scala monumentale che mette in comunicazione i vari piani.  Era un campo di concentramento fascista per ebrei delle zone limitrofe e si reputa che sia stato aperto nel dicembre del 1943.  La direzione del campo era affidata ad un fascista di un paese vicino,  mentre le suore curavano la cucina.  Agli inizi degli Anni 50, la villa diventa di proprietà del comune. Il complesso monumentale è visitabile solo dall'esterno perchè è in stato di abbandono. Ci sono alcuni progetti per la sua ristrutturazione.
  75. Campi di concentramento di Tortoreto Stazione (Alba Adriatica) e Tortoreto Alto

Dopo l'armistizio, mentre i campi istituiti nell'Italia meridionale vennero chiusi o liberati dagli Alleati, quelli che si trovavano nell'Italia centrosettentrionale continuarono a funzionare sotto l'occupazione tedesca e secondo le nuove norme della Repubblica Sociale Italiana. Inoltre, verso la fine del 1943 e i primi mesi del 1944, vennero istituiti i campi di:

  1. S. Martino di Rosignano Monferrato (Alessandria), con una capienza di 40 posti, per donne straniere, diretto dal Commissario Prefettizio Giovanni Zanello;
  2. Pian di Coreglia, comune di Orero (Genova), con una capienza di 300 posti, per donne, venne diretto da un aiutante della Guardia Nazionale Repubblicana;
  3. Roccatederighi (Roccastrada Grosseto), con una capienza di 110 posti, per ebrei italiani e stranieri, venne diretto dal Sig. Gaetano Rizziello;
  4. Vallecrosia (Imperia), con una capienza di 150 posti, campo misto, venne diretto dal Vice Commissario Aggiunto Curci;
  5. Mantova (periferia), con una capienza di 70 posti, per ebrei, venne diretto dal Ragioniere della Prefettura Martiradone;
  6. Cortemaggiore (Piacenza), con 500 posti, venne diretto dal Capitano della Guardi nazionale Repubblicana Albino Pastorelli;
  7. "Istituto Morello", Spotano (Savona), aveva una capienza di circa 50 posti, per croati e italiani, il 30 aprile 1944 venne dismesso e gli internati trasferiti nel campo di Cairo Montenotte;
  8. Cairo Montenotte, Celle Ligure (Savona), istituito nella "Colonia Bergamasca", era già attivo dal febbraio 1943, aveva una capienza di 400 posti, per croati e italiani, venne diretto da un Tenente della Guardia Nazionale Repubblicana;
  9. Teramo (caserma Mezzacapo), con una capienza di 300 posti, per italiani, venne diretto dal Commissario Aggiunto di P.S. della Guardia Nazionale Repubblicana Filiberto Di Raffaele.
Nel dicembre 1943, in attuazione dell'ordinanza di polizia n. 5, le questure si attivarono per rintracciare gli ebrei. Una volta arrestati, in attesa di trasferirli nei campi di "raccolta", vennero rinchiusi, oltre che nelle locali carceri e in alcuni dei campi precedentemente citati, in quelli provinciali di:
  1. Aosta, caserma Mottina;
  2. Asti, seminario locale;
  3. Bagni di Lucca (Lucca);
  4. Calvari di Chiavari (Genova),
  5. Ferrara, locali del Tempio Israelitico
  6. Forlì, albergo Commercio in corso Diaz;
  7. Senigallia (Ancona), colonia Marina Unes;
  8. Mantova, Casa di Riposo Israelitica;
  9. Terme di Monticelli (Parma);
  10. Perugia, Istituto Magistrale;
  11. Reggio Emilia (provincia), Casa Sinigaglia prima, e poi a Villa Corinaldi, e successivamente a Villa Levi di Coviolo;
  12. Sondrio, edificio in via Nazario Sauro;
  13. Vercelli, cascina Ara Vecchia e successivamente nella casa di Riposo Vittorio Emanuele III;
  14. Verona, edificio in via Pallone;
  15. Piani di Tonezza (Vicenza), Colonia Umberto I.
A questi bisogna aggiungere i quattro campi, considerate vere e proprie "anticamere dello sterminio", dove, prima di essere deportati nei lager tedeschi, vennero "raccolti" la maggior parte degli ebrei precedentemente catturati.
  1. Il campo di Borgo San Dalmazzo (Cuneo), attivo dal 18 settembre 1943, venne chiuso temporaneamente, per l'evacuazione dei prigionieri verso il campo di Drancy (Francia) il 21 novembre 1943 e successivamente riattivato fino a febbraio 1944. Era stato istituito nella locale caserma degli alpini e venne utilizzato come campo di raccolta e transito (Polizei-Haftlager).
  2. Il campo di concentramento di Fossoli di Carpi (Modena), da campo per prigionieri di guerra, nel dicembre 1943, diverrà il centro di raccolta e di transito per la deportazione (Polizei - und Durchgangslager) più grande d'Italia, dal quale partiranno la maggioranza dei convogli diretti ai campi di sterminio nazisti. Istituito a cinque chilometri da Carpi, venne direttamente amministrato dai tedeschi. Chiuso nei primi giorni dell'agosto 1944 dopo la deportazione degli ultimi ebrei presenti e l'evacuazione dei prigionieri politici verso Bolzano.
  3. Il campo di Bolzano-Gries, allestito in delle autorimesse riadattate sulla strada per Merano, venne attivato dopo la chiusura di Fossoli, nell'agosto del 1944, e funzionò come il precedente da Polizei - und Durchgangslager fino alla fine dell'aprile 1945.
  4. Il campo di concentramento di San Sabba (Trieste) venne istituito in un vecchio stabilimento per la lavorazione del riso nel 1944, inizialmente utilizzato come campo di detenzione per i partigiani, diverrà un centro di raccolta e smistamento per gli ebrei (Polizei-Haftlager). Sarà l'unico campo di concentramento in Italia quasi simile ai lager tedeschi, dove gli internati verranno torturati, uccisi, in una rudimentale camera a gas, e cremati nel forno crematorio istituito nel cortile interno del campo. Verrà liberato dai partigiani jugoslavi il 30 aprile del 1945.

Oltre a questi campi, che dipendevano dal Ministero dell'interno, vennero utilizzati per internare i civili anche alcuni campi per prigionieri di guerra, che dipendevano dalle autorità militari, come quelli di Servigliano (Ascoli Piceno), Sforzacosta (Macerata) e quelli di Fossoli di Carpi (Modena,) e la Risiera di San Sabba a Trieste[.

Dopo l'8 settembre del 1943 l'Italia è divisa in due. Una parte sotto il controllo della neonata Repubblica Sociale Italiana (R.S.I.) e delle forze naziste e l'altra libera sotto la monarchia italiana con le truppe alleate e le forze partigiane.Quasi nulla era l'autonomia della RSI rispetto alla Germania la quale amministrava direttamente alcune province, quelle rientranti nella zona di Operazione delle Prealpi (province di Trento, Bolzano e Belluno) e quelle comprese nella zona di operazione Litorale Adriatico (province di Udine, Gorizia, Trieste, Fiume, Pola e la nuova provincia di Lubiana). Inoltre, il Terzo Reich impose che il nuovo Governo doveva risiedere non a Roma, che si era dichiarata Città aperta, ma nella zona attorno al lago di Garda, da qui il nome di Repubblica di Salò. Come già accennato, tutti i campi di internamento che si trovavano al di sotto della linea gotica furono liberati, quelli a nord della linea stessa rimasero e furono gestiti sia dalla RSI che dai nazisti. I nuovi campi che vennero istituiti in particolare lo furono per il concentramento degli ebrei: di fatto l'internamento degli ebrei venne finalizzato alla deportazione nei lager tedeschi. Con l'ordinanza del 30 novembre 1943, n. 5, il Ministro degli Interni Buffarini Guidi, dispose l'arresto e la concentrazione in apposti campi provinciali degli ebrei stranieri ed italiani. Un mese dopo, nel dicembre del 1943, con l'istituzione del campo di Fossoli (vicino Carpi) si creava un unico centro nazionale di transito per gli ebrei destinati ai campi di sterminio tedeschi.

Per avere ulteriori informazioni leggere il libro: I lager in Italia. La memoria sepolta nei duecento luoghi di deportazione fascisti di Galluccio Fabio edito dalla Nonluoghi Libere Edizioni.


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Created: Monday, May 28, 2007; Updated Friday, April 02, 2021
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