Con la passione per il comico

OMAGGIO A... Antonio Gandusio: Rovigno, 29 luglio 1873 - Milano, 23 maggio 1951

Se nelle vene scorre teatro, è inutile sottrarsi alla passione. Sarà teatro. Per Antonio Gandusio, il palcoscenico è stato l'amore di una vita. Anzi, della vita. Licenziato dalle scuole superiori, avrebbe dovuto seguire le orme del padre, l'avvocato Zac-caria Gandusio e studiare giurisprudenza, invece …..

Nei disegni del padre, dovrebbe proseguire gli studi all'Università di Vienna: Antonio riesce ad evitare il treno per la capitale sul Danubio convincendo il padre - se proprio Giurisprudenza deve essere - a farlo studiare in Italia. Sceglie, non a caso, Roma. Per tutti i suoi Teatri, le sue Compagnie, le sue Filodrammatiche, prima che per la sua Università. Infatti, il dovere è dovere ma la passione è passione: Gandusio diserta alla grande le lezioni all'Università ma frequenta assiduamente le Filodrammatiche tanto che la strada per la laurea, nella sua permanenza romana, sembra allungarsi piuttosto che accorciarsi. Il padre provvede mandandolo a Genova: forse, lontano dalle tentazioni artistiche di Roma, questo figlio riuscirà a prendere la laurea e a diventare avvocato. Ma questo figlio lascia Genova. Per Roma, ovviamente. Letto così, un addio a Giurisprudenza, invece, preso dal rimorso torna, si rimbocca le maniche ed ottiene l' (inutile) laurea. Per la gioia di Zaccaria.

A vivere il Teatro...

Leggere codici o copioni non dà le stesse soddisfazioni: il giovane Antonio "vince" la sua prima causa, la più importante, ottiene un accordo che gli cambierà davvero la vita, meglio, la farà correre su quei binari che lui aveva comunque cercato. Difende la sua passione per il teatro e la spunta: magari controvoglia, l'avvocato Zaccaria, così, tra i denti, accetta il compromesso: Antonio tenterà la via teatrale per due anni. Se sfonda, se diventa qualcuno, resterà al palcoscenico, altrimenti avrà una scrivania in uno studio legale. Una scommessa che l'avvocato aspirante attore non deve assolutamente perdere. Torna a Roma con la grinta e la determinazione di chi vuole riuscire. Ottiene la parte di "secondo brillante" nella Compagnia De Sanctis - Pieri, poi è con Ermete Novelli, poi indietro con De Sanctis, poi nella Compagnia di Virginia Reiter, poi in quella della Mariani; ancora con Irma Gramatica (nella Compagnia di De Sanctis aveva lavorato con Emma Gramatica). Più tardi con Flavio Andò ed Evelina Paoli fonda la Andò - Paoli - Gandusio, nel 1912 con Lyda Borelli la Gandusio - Borelli - Piperno diretta da Andò, ormai un amico. Nel 1914, allo scoppio della Prima Guerra, rientra rocambolescamente in Italia da una tournée a Buenos Aires, scioglie la Compagnia con la Borelli e fonda la Carini - Gra-matica - Gandusio - Piperno. E' "maestro" dei classici, interpreta Goldoni, Molière, Flers, Cail-lavet, Guitry… Ma cerca spazi: lascia la Gramatica - Gandusio - Piperno ed entra nella Melato -Betrone (diretta da Virgilio Talli), diventa ambasciatore della nuova drammaturgia italiana, quella che ha le firme di Chiarelli, An-tonelli e Cantini, tanto per citarne alcuni). Con "La maschera e il volto" di Chiarelli, trionfa. E sogna. Una Compagnia tutta sua. Che avrà. Con Tina Pini, Ricci e Almirante. Passa dalla pochade al grottesco e all'intrigo, alle commedie di carattere. E' ancora corsa piana: per lui Pirandello scrive "L'uomo, la bestia, la virtù" che va in scena con una prima pirotecnica il 2 maggio 1919 al Teatro Olimpia di Milano. Un decennio di corsa, con un repertorio vastissimo e di prim'ordine, con autori famosi, contemporanei e classici, italiani ed europei.

Segni particolari: schivo, sensibile, mimica inconfondibile, voce cavernosa, sopracciglia indisciplinate e folte sopra uno sguardo malinconico. Accanto ad un talento, una grinta e una caparbietà singolari. La sua fu, nonostante tutto, una comicità faticosa. A Gandusio piace Fiume perchè a Fiume piace lui: "Sono molto amato a Fiume ed ho il teatro sempre esaurito", confida.

Gli piace anche Rovigno, la città che gli ha dato i natali. Dice che "pare una piccola Venezia". Nel 1925 un comitato di cittadini di Rovigno lo invita ad inaugurare il teatro comunale restaurato e chiedono il consenso di intitolarlo a lui. Naturalmente, risponde "sì". È un equo scambio di cortesie: lui dà il suo nome al teatro, Rovigno restituisce con la cittadinanza ordinaria

...e la macchina da presa

Nel 1933 cede al cinema: il produttore Amato gli propone una pellicola con il grande nome cinematografico del momento, As-sia Norris, con la regia di Nunzio Malasomma e di Bonnard (film ... bilingue, francese ed italiano). Poi girerà quasi una quarantina di film. Citiamo "Marinai senza stelle" con la regia di Francesco de Robertis, "Eravamo sette sorelle", "Frenesia", "Cose dell'altro mondo" diretto da Malasomma, "Se non son matti non li vogliamo", "Stasera niente di nuovo", "La vispa Teresa". Il suo nome compare accanto a quello di Paola Borboni, Paolo Stoppa, Sergio Tofano, Nino Besozzi. Tornando al teatro, gli Anni Trenta lo vedono sul palco assieme a Dina Galli, Anna Magnani, Laura Carli, Kiki Palmer. Con quest'ultima, primadonna della Compagnia, nel 1938 realizza un'ampia e lunga tournée portando in scena "Il pozzo dei miracoli", "L'antenato", "Ho perduto mio marito", "I Popinod", "I pescatori di perle". Una stagione superlativa che avrebbe voluto ripetere nel 1939, ma Kiki Palmer rinuncia per lutto in famiglia e prosegue, accanto a Gandusio, la giovane Cesarina Gheraldi. Con lei sarà a Trieste, Pola e Fiume. E con lei girerà "Cose dell'altro mondo", assieme al divo del momento, Amedeo Nazzari.

Nel 40, fa partire la tournée -sempre con la Gherardi - da Fiume proponendo al pubblico "La resa dei conti" e "Il teorema di Pitagora".

Arriva un'altra Guerra ed un dopoguerra difficile. Anche per il Teatro. Nel suo libro di memorie "Cinquant’anni di palcoscenico" dice: "Purtroppo, come sempre è avvenuto nella storia, c'è la corsa a prendere i nuovi posti i quali non vanno mai, in questi casi ai più meritevoli… .. La vera commedia non è più sul palcoscenico, è scesa nella vita… Il nostro ambiente si fa difficile… ." Recita ancora: in "Euridi-ce" di Anouilh, in "Gente magnifica" di Saroyan, nell' "Avaro" di Molière. Nel 1950 fonda un'altra compagnia con Besozzi e Laura Solari come prima donna. Riproporrà "La favola dei Re Magi", "Giorgio Washington ha dormito qui", "Teodoro e Socio" e una novità, "Ciao nonno!" di Giannini. Ovviamente, è successo.

Si prepara a registrare per la RAI il terzo atto de "Il deputato" di Bombignac, suo cavallo di battaglia. Ma il destino ha deciso che ha avuto già abbastanza: muore, improvvisamente, a Milano il 23 maggio 1951, dopo aver provato la rivista. (cierre)

Tratto da:

  • "Con la passione per il comico", La Voce del Popolo in Più, Palcoscenico, 4 ottobre 2005 (escluso gli immagini) - http://www.edit.hr/lavoce/inpiu/palcoscenico051004.pdf


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Created: Sunday, November 06, 2005; Last updated: Monday, January 03, 2022
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