Biografia
di
Domenico Proietti
[Tratto dal
Dizionario Biografico degli Italiani
- Volume 62 (2004) -
http://www.treccani.it/enciclopedia/antonio-ive_%28Dizionario-Biografico%29/.]
IVE,
Antonio. - Nacque a Rovigno, in Istria, il 13 ag.
1851 da Pietro ed Eufemia Ruffini, in una famiglia
originaria di Spalato (il cognome Ive è la forma croata
corrispondente all'italiano "Giovanni"). A Rovigno compì
privatamente gli studi elementari e medi e, con un
contributo del Municipio, poté recarsi a studiare (dal 1865)
presso il liceo di Capodistria. Conseguito il diploma
liceale, nel 1869 si iscrisse alla facoltà di lettere
dell'Università di Vienna, dove ebbe come maestro il
filologo e glottologo dalmata A. Mussafia.
Ottenuta la licenza
all'insegnamento dell'italiano e delle lingue classiche
(1875), per un anno insegnò al liceo di Capodistria, ma alla
fine del 1876 ebbe una borsa di studio per perfezionarsi in
filologia e linguistica neolatina. Così, tra il 1877 e il
1878, visitò diverse università italiane (Milano, Torino,
Pisa e Roma), ed ebbe contatti con alcuni tra i maggiori
linguisti e filologi del tempo (G.I. Ascoli, G. Flechia, A.
D'Ancona, D. Comparetti ed E. Monaci); nel 1878-79 soggiornò
a Parigi, perfezionandosi in filologia romanza con P. Meyer
e G. Paris.
Durante tale soggiorno, tra i
fondi italiani della Bibliothèque nationale scoprì una
versione napoletana trecentesca del romanzo di Fioravante e
un'importante silloge di poesie napoletane del Quattrocento.
Circa la paternità di
quest'ultima scoperta ebbe una polemica con M. Mandalari
(cfr., dell'Ive, la lettera nel periodico napoletano Il
Giambattista Basile, I [1883], p. 10; nonché l'articolo
Poesie popolari tratte da un ms. della Biblioteca nazionale
di Parigi, in
Giorn. stor. della letteratura italiana, I [1883], 2,
pp. 149 ss.), ma il dissidio fu presto sanato dall'edizione
dei Rimatori napoletani del Quattrocento (Caserta
1885), con prefazione e note dello stesso Mandalari, e il
conciliante sottotitolo Dal cod. 1035 della Biblioteca
nazionale di Parigi, per cura dei dottori G. Mazzatinti e A.
Ive.
Di questa attenzione, insieme
storico-letteraria e linguistica, da parte dell'Ive verso
documenti non toscani dei primi secoli della letteratura
italiana si ha un'ulteriore, importante prova nell'ampia
raccolta di testi religiosi e morali pubblicata con il
titolo Prose genovesi della fine del secolo XIV e del
principio del XV
nella rivista di Ascoli Archivio glottologico italiano
(VIII [1882-85], pp. 1-97), postillata accuratamente da G.
Flechia (Annotazioni sistematiche alle "Antiche
rime genovesi" e alle "Prose genovesi", ibid.,
pp. 317-406) e recensita con favore da P. Meyer (in
Romania, XVII [1888], p. 150).
Da Ascoli, però, l'Ive aveva
soprattutto ricevuto l'impulso decisivo a proseguire in un
settore di studi nel quale aveva già dato alcune prove e che
ben presto sarebbe divenuto quello più cospicuo e
caratteristico della sua operosità scientifica: la raccolta
e lo studio (dapprima con prevalenti interessi
folkloristici, poi con metodologia e finalità più
specificamente dialettologiche) del patrimonio linguistico e
delle tradizioni popolari della nativa Istria.
Così, se uno dei suoi primi
scritti era stato una versione in dialetto rovignese della
nona novella della prima giornata del Decameron (nel
volume a cura di G. Papanti, I parlari italiani in
Certaldo, Livorno 1875, pp. 617-620), a Milano nel 1877
pubblicò l'opuscolo (per le nozze Dalla Zonca-Fabris)
Canti popolari di Dignano d'Istria e la Memoria sulla
nobile famiglia Dalla Zonca, aggiuntivi alcuni saggi della
parlata di Dignano in Istria, cui seguirono le due brevi
sillogi annotate di Novelline e Fiabe popolari
rovignesi (Vienna 1877 e 1878).
Il contributo più impegnativo
e rilevante fu l'ampia raccolta (circa 600 testi) di
Canti popolari istriani raccolti a Rovigno, uscita
(Torino 1877) come quinto volume della collana "Canti e
racconti del popolo italiano" diretta da D. Comparetti e A.
D'Ancona, e ancor oggi "base di partenza" e "punto di
riferimento" essenziale (Radole, 1965, p. XIII) per quanti
intendono occuparsi del folklore istriano.
I canti raccolti dall'Ive
(perlopiù villotte, ma anche stornelli, canzoni e romanze,
indovinelli, canti religiosi, preghiere e leggende)
provengono da Rovigno, ma successive ricerche hanno
dimostrato che non sono esclusivi di quella località.
Inoltre, lo stesso Ive nell'ampia introduzione (in cui
compare anche un rapido profilo del dialetto rovignese) e
nel ricco apparato illustrativo che accompagna i testi da
lui pubblicati cercò di evidenziare i frequenti contatti che
tali testi presentano con canti di altre regioni o nazioni
neolatine (un po' trascurato risulta, invece, l'elemento
musicale: solo di tredici su seicento testi è data una
trascrizione melodica, oltretutto spesso non accurata).
Pur avendo ottenuto nel 1881
la libera docenza in filologia romanza, la carriera dell'Ive
si svolse nelle scuole medie (dapprima nei ginnasi di
Rovereto e Trento, poi in quello di Innsbruck), fino al
1894, quando, istituita una cattedra di lingua e letteratura
italiana presso l'Università di Graz, l'Ive vi fu chiamato,
per interessamento di H. Schuchardt, come straordinario,
divenendone poi ordinario (1902).
In questo ventennio (anche se
non mancano lavori di carattere storico quali l'opuscolo
Dei banchi feneratizi e capitali degli ebrei di Pirano e dei
Monti di pietà in Istria, Rovigno 1881, o episodi come
la trascrizione, su richiesta di D'Ancona, di alcuni testi
manoscritti di G. Casanova conservati nella biblioteca del
castello di Dux [od. Duchcov] in Boemia: cfr. Leeflang), gli
interessi scientifici dell'Ive furono prevalentemente
assorbiti da ricerche dialettologiche. A cominciare da
quelle sul dalmatico o veglioto (l'antica lingua neolatina
parlata in Dalmazia), che sopravviveva ai tempi dell'Ive nel
parlato dell'isola di Veglia e verso cui l'Ive era stato
indirizzato dapprima da Mussafia e poi da Ascoli. Frutto di
tali ricerche è innanzitutto la monografia L'antico
dialetto di Veglia (in Archivio glottologico italiano,
IX [1886], pp. 115-187), in cui l'Ive, che muoveva dalle
indagini di Ascoli sullo stesso argomento (ibid., I
[1873], pp. 435-446), si proponeva di "portare […] qualche
ulteriore conferma alle resultanze" già ottenute dal suo
predecessore "col sussidio di materiali nuovamente raccolti"
(p. 115).
Gran parte dell'articolo è
infatti costituita da un ricco indice lessicale (pp.
165-185) e, soprattutto, da una raccolta di vocaboli e testi
in veglioto, derivati da raccolte di studiosi precedenti
(pp. 117-134) o raccolti direttamente dall'Ive (pp.
134-148), soprattutto in numerosi colloqui con l'ultimo dei
parlanti il veglioto (il vecchio Antonio Udìna, detto
Burbur); mentre ben più sommaria risulta la descrizione
fonomorfologica (pp. 149-164). E proprio per questi suoi
caratteri, il lavoro dell'Ive, nonostante le imprecisioni
(specie nella trascrizione di diversi fonemi) e gli errori
di valutazione (puntualmente stigmatizzati nel successivo
[1906] e ben più penetrante studio di M.G. Bartoli, pp.
40-48), resta una fonte documentaria imprescindibile per la
conoscenza di una lingua estintasi con il suo ultimo
parlante. Alla documentazione qui raccolta lo stesso Ive
aggiunse in seguito diversi testi di novelle, fiabe e canti
popolari in veglioto (nell'Archivio per lo studio delle
tradizioni popolari, fondato da G. Pitrè, XIX [1900],
pp. 193-202; XX [1901], pp. 289-299; XXI [1902], pp.
111-128, 307-314, 501-514).
Con gli stessi intendimenti
sono concepiti i Saggi di dialetto rovignese,
pubblicati dapprima come appendice alla Storia
documentata di Rovigno, di B. Benussi (Trieste 1888, poi
a sé, ibid. 1888) e consistenti in nutrite raccolte di
canti, proverbi e novelle popolari. Mentre un primo
tentativo di descrizione (prevalentemente fonomorfologica,
secondo i dettami della linguistica storica) del complesso
dei dialetti istriani, ancora essenzialmente centrata,
tuttavia, sul dialetto rovignese, ma con materiali di
comparazione da altri dialetti, è nel profilo Die
istrianische Mundarten, in Xenia Austria.
Festschrift…, Wien 1893, pp. 179-222 (stampato anche a
sé, ibid. 1893). La stessa impostazione si ritrova
sostanzialmente nella monografia I dialetti ladino-veneti
dell'Istria (Strasburgo 1900), che aspirava a essere una
sintesi degli studi non solo dell'Ive sull'argomento, ma che
risulta, invece, ancora essenzialmente impostata sulla
trattazione del dialetto rovignese (pp. 1-70), velocemente
comparato con alcuni dei dialetti istriani (pp. 71-173), e
su una raccolta di "testi vivi" trascritti (pp. 174-207).
Accolta con severità forse eccessiva (cfr., per es., L.
Biadene, in Rassegna bibliogr. della letteratura italiana,
XXX [1901], pp. 5-10), anche per l'infelice intitolazione,
la ricerca dell'Ive, al di là delle inesattezze, conserva
tuttavia ancora oggi una certa utilità per la quantità e la
qualità dei materiali raccolti.
Dall'inizio del Novecento
l'attività dell'Ive come linguista venne progressivamente
rarefacendosi, mentre prevalevano i suoi interessi
etnologico-folkloristici, che tra il 1902 e il 1907 lo
portarono molto lontano dalle sue regioni d'origine a
ripetuti soggiorni nella Campagna romana. Frutto di queste
ricerche (durante le quali ebbe modo di rinsaldare i
rapporti con E. Monaci e di stringerne di nuovi con C.
Pascarella e C. Nigra), fu l'ampia raccolta di Canti
popolari velletrani (Roma 1907), realizzata con un
contributo del ministero dell'Istruzione austriaco, con il
quale dal 1908 avrebbe collaborato anche per una nuova
raccolta di canti popolari istriani, avviata ma non
terminata.
Nel volume sono raccolti 852
stornelli velletrani, accompagnati da un copioso corredo di
note di rinvio a testi simili di altre aree
etnolinguistiche, secondo la tesi, ampiamente illustrata
nell'Introduzione, che le somiglianze (tematiche e
linguistiche) riscontrabili tra testi di poesia popolare di
tempi e aree dialettali diversi non derivavano, per
monogenesi, da una matrice comune (indicata da alcuni, come
D'Ancona, nella penetrazione della lirica siciliana in tutti
i contesti dialettali d'Italia), ma dovevano essere
poligeneticamente considerate esiti simili determinati da
eguaglianza di situazioni. Certo, i riscontri (spesso
sovrabbondanti) forniti dall'Ive nelle note più che
illustrare, attraverso un giudizio storico-comparativo, il
trattamento diverso, nei diversi testi, di un medesimo tema
risultano spesso "fredda e nuda statistica […] nudo elenco
di nomi e di numeri" (Sanesi, p. 52). Tuttavia, come già per
altri suoi lavori, è proprio tale ricchezza di
documentazione a risultare ancor oggi utile.
Dopo il 1907, quando fu anche
involontariamente coinvolto nelle rivendicazioni degli
studenti italiani contro il governo austriaco, l'attività
scientifica dell'Ive rallentò ulteriormente; mentre
proseguiva, sempre più appartato, la sua attività di
docente, fino al pensionamento (nel 1921). Tale isolamento
si accentuò nell'ultimo quindicennio della sua vita,
contribuendo "a creare intorno a lui un vuoto oblioso"
(Vidossi, 1937, p. 101).
L'Ive morì a Graz il 9 genn.
1937.
Con un gesto che rivela il
suo intimo legame con la patria, aveva disposto che le sue
spoglie fossero trasportate e tumulate nella natia Rovigno.
Fonti e Bibl.:
- Le carte e i libri (circa 3000 volumi) dell'Ive, da lui
legati alla sua città natale, sono custoditi nella biblioteca
annessa al Museo civico di Rovigno;
- un elenco degli inediti (manoscritti e appunti) è dato da G.
Radossi nel saggio introduttivo all'edizione delle Memorie
inutili. Ricordi di un docente, autobiografia conclusa
dall'Ive nel 1903-04 e pubblicata postuma a cura dello stesso
Radossi in Quarto concorso d'arte e di cultura Istria
nobilissima. Antologia delle opere, Trieste 1971, pp. 21-47
(il testo dell'Ive è alle pp. 49-121).
- Tra gli inediti si segnalano il manoscritto di un
Dizionario istrioto-italiano
conservato presso la Biblioteca dell'Università di Zagabria
e una Novellaja istriana, già depositata con le altre
carte dell'Ive nel Museo civico di Rovigno, ma attualmente
irreperibile (cfr. A. Ive, Fiabe istriane, a cura di L.
Oretti, Gorizia 2003, p. 27 n. 7).
- A cura di G. Radossi sono state pubblicate Sette lettere
di A. I. a G. Pitrè, in Atti del Centro di ricerche
storiche di Rovigno, VI (1975-76), pp. 173-199.
- Vivente l'Ive, un suo profilo (probabilmente redatto da lui
stesso) apparve nel Dizionario biografico degli scrittori
contemporanei
di A. De Gubernatis, II, Firenze 1880, p. 569.
- Tra i necrologi, v. quello di G. Vidossi in Archivio
glottologico italiano, XXIX (1937), pp. 100 s.
- Profili biobibliografici dell'Ive sono stati tracciati da M.
Doria (nel repertorio Istria e Dalmazia. Uomini e tempi,
I, Istria e Fiume, a cura di F. Semi, Udine 1991, pp. 337
s.) e da L. Oretti (nella citata ed. delle Fiabe istriane,
pp. 13-18).
- Sull'Ive e i manoscritti di G. Casanova, v. M. Leeflang,
L'histoire de l'héritage manuscrit casanovien de Dux,
nell'opuscolo Le dossier de Dux, a cura di M. Leeflang,
Utrecht 1998, pp. 23-28.
- Sull'opera dell'Ive come folklorista, oltre alla recensione
dell'ed. dei Canti popolari velletrani
per opera di I. Sanesi, in La Critica, VII (1909),
pp. 51-63, cfr. V. Santoli, Canto, in Enc. Italiana,
VIII, Roma 1930, p. 803;
inoltre:
- Canti popolari istriani, a cura G.
Radole, Firenze 1965, pp. XIII s., e, sempre a
cura dello stesso Radole, la Seconda raccolta
di
Canti popolari istriani, ibid. 1968, p.
243;
- infine: A. Dorsi, Il contributo di A. Ive
allo studio della letteratura popolare, tesi
di laurea, Università di Trieste, a.a. 1990-91;
- e il citato volume A. Ive, Fiabe istriane,
a cura di L. Oretti (in cui alla ristampa di
numerose delle raccolte di testi istriani
pubblicate dall'Ive si affiancano un ampio
studio introduttivo, pp. 11-13, 18-26, e una
ricca bibliografia finale, pp. 215-220).
Sull'Ive linguista e dialettologo:
- M.G. Bartoli, Il dalmatico (1906), ed. ital. a cura
di A. Duro, Roma 2000, pp. 40-48 e ad ind.;
- G. Vidossi, Alle porte orientali d'Italia: dialetti e
lingue della Venezia Giulia, Torino 1945, ad ind.;
- A. Colombis, Grammatici e glottologi istriani, in
Pagine istriane, s. 3, I (1950), 4, p. 77;
- P. Tekavčić, Il dignanese di Ive e il dignanese di oggi,
in Revue roumaine de linguistique, XVI (1971), pp.
215-240;
- C. Tagliavini, Le origini delle lingue neolatine,
Bologna 1982, pp. 75, 375, 452, 460;
- F. Ursini, Istroromanzo, (a) Storia linguistica
interna, in Lexikon der romanistischen Linguistik,
III, a cura di G. Holtus - M. Metzeltin - Ch. Schmitt, Tübingen
1989, pp. 538 s., 542, 545 s.;
- F. Crevatin, Istroromanzo, (b) Storia linguistica
esterna,
ibid., pp. 553 s.
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