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I rocchi delle colonne che
sono effettivamente nel piazzale della chiesa di Passo
(Paz). |
La leggenda dell’Arena di Pola
Le
fate ricevettero un giorno l’ordine di fabbricare l’Arena. In una notte
doveva essere compiuto tutto il lavoro. Bisognava andare a prendere le
pietre in una cava alle falde del Monte Maggiore.
Non è ben chiaro da chi
venisse l’ordine: certo è che le fate dovevano eseguirlo.
E avessero, almeno, avuto
carri a loro disposizione! Signori no: esse dovevano raccogliere le
pietre ne’ loro grembiuli, e portarle come potevano, con gran fatica.
Andarono e vennero così più
volte di seguito, con affanno; archi si sovrapponevano ad archi,
armoniosamente.
Ma il tempo urge: ecco che
il grande orologio a sabbia che hanno le fate annunzia prossima l’alba;
le fate s’affrettano perché c’è pericolo che l’opera rimanga incompiuta.
Una schiera di esse corre ancora al Monte Maggiore per l’ultimo viaggio,
prende un carico di colonne già apprestate, le pone ne’ grembiuli e
s’affretta al ritorno.
Giungerà
in tempo?
Le fate corrono: ecco il
Canal dell’Arsa; a destra in fondo, c’è Pola. Vedono un paesetto: è
Passo. Presto son oltre, quando improvvisamente risuona il canto del
gallo: è l’alba.
I grembiuli delle fate si
stracciano, le pietre cadono a terra e ivi rimangono. Nessuno le ha più
rimosse: esse giacciono ancora dinanzi alla chiesa del paesetto,
disseminate sul piazzale.
E l’Arena di Pola è rimasta incompiuta.
Trattto da:
- Vittorio Furlani,
Venezia Giulia (1920).
Almanacchi regionali Benforad per i ragazzi.
- Fotografie (Passo / Paz) - cortesia di Fulvio Di Gregorio
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