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Part
1 |
Part 2
I nomi dei colli
polesi dalla Toponomastica Istriana
Monte Carrozza/e
(Karoca - Krasic):
è un colle a oriente di Valdibecco, il cui nome deriva evidentemente
dall'italiano carrozza, ossia dal fatto che ai piedi del colle c'era un
tempo un ritrovo detto "Osteria al Verde", circondato di pini e di cedri
del Libano, meta obbligata per le escursioni dei polesi che vi arrivano
appunto in carrozza.99
Sul pianoro, davanti all'osteria, c'erano un posteggio e un "giro" per
le vetture. è un nome che venne dapprima affibbiato a un piccolo pianoro
e quindi all'intero colle a est dello stesso, verso la strada per
Promontore 100, la cui vetta dalla
gente è chiamata Krasić (diminutivo di kras, in italiano
carso), mentre il rialzo sul suo versante occidentale si dice
Drenovica 101,
toponimo che deriva da drijen e drenovina, in italiano
corniolo
(Cornus mas), tanto che taluni lo scambiano per Monte Cornial, un colle
a sud-est dello stadio cittadino. Gli abitanti del luogo chiamano però
di solito Drenovica Koleši
102, che deriva da koleš, nome con cui la gente
indica la tamarice (Tamarixgallica). La pianta in questione cresce qui
in abbondanza, e, siccome ha fusto diritto, i contadini se ne servono
per gli steccati (in croato kolje, da cui koleš). Il
monticello più a sud di Koleš, fino alla strada, si appella Grabi
103, plurale di grab o grabar, in italiano
carpine
(Carpinus betulus), che qui è piuttosto diffuso.
Borik - Dolinka:
il colle, a meridione del crocevia tra la
strada per Promontore e quella per Dolinka
che mena a Vintian, è quasi completamente ricoperto da una pineta,
motivo per cui viene chiamato Borik, che significa appunto
pineta, mentre l'agglomerato a oriente e a sud dello stesso, che degrada
verso valle (in croato dal) si chiama perciò Dolinka, nome col
quale talvolta si indica l'intero colle.104
Scovazzadine
(Škovacadine): si tratta di un'altura a est di
Dolinka, costeggiata sul lato nord-orientale dalla strada che porta a
Vintian. Il nome deriva dall'italiano scopa e dall'espressione
dialettale scovazze, cioè immondizie, da cui Scovazzadine,
deposito immondizie, immondezzaio. A seguito della pronuncia croata
s-š ne è risultato Škovacadine, mentre la zona dove sorgono
le case locali viene detta Škovacadere
105. Un tempo vi era
la vecchia discarica cittadina, che venne poi trasferita in una zona non
abitata nei pressi di Pomer.
Vintian
(Vintijan):
è l'altura (48 metri) a est di Castellier (50 m) con cui è unita, e
sulla cui sommità e pendici nord-orientali si estende l'omonimo abitato.
Il toponimo in passato veniva trascritto in vario modo. La grafia più
antica conservata è Viteian, come si chiamava il possedimento
della famiglia romana Vetti, che viveva a Pola. Nello statuto cii
Pola del 1427 è registrato Vittian, più tardi (1443 e 1468)
Vitian, infine Vintian (1658)
106. Un'altra fonte storica riporta:
contrata de Vitiano (1370), contrata Viciani (1429),
Vizian (1473, 1518), Ecclesia S. Thomae de Vitiano (1597),
luogo detto Vintian (1732).107
È evidente che il toponimo nasce dal
latino Vitis vinifera, vinetum, in italiano vite e
vigneto, a conferma che anche al tempo dei Romani qui si coltivava
la vite.
Quando, nel 1658, in questa zona
immigrarono otto famiglie del Montenegro andarono ad accasarsi proprio
in cima al colle.108
La parte più antica di quest'abitato viene chiamata Stanzia Učeta,
cognome della famiglia che ci abita e che dice che i suoi avi vi si sono
trasferiti da Promontore.109
Castellier
(Kaštelir):
montagnola a occidente di Vintian, sulla cui cima sono ancora
visibili i resti di un
castelliere, da
cui ovviamente il toponimo.
Volaria
(Volarija) - Volarizza (Volarica) - Monte Rudigliano (Rudiljan) -
Rastovica: colle a oriente del canale di
Veruda, a nord di Valsabbion, dove è situato l'omonimo
abitato. Si chiama così dalla seconda metà del XIX secolo. Volaria
deriva da volare, e si spiega col fatto che dall'approdo di
Valsabbion, oltre questa montagnola, "volavano" con la teleferica i
vagoncini del carbone fino all'Officina del gas, sul versante
settentrionale del colle, mentre sulla sua cima guidoni da segnalazione
a due punte si ergevano verso l'alto; fu per questo che i polesi
affibbiarono al colle il nome di Volaria (Volarija)
110. In alcuni documenti risulta che l'altura veniva
chiamata anche Volarizza
(Volarica),111 dal croato
vol, bue, ma l'appellativo è oggi in disuso.
Il toponimo Rudigliano (Rudiljan)
risale al Medio Evo. Lo troviamo citato come: contrata Rudigliani (1303,
1370), terra R.
(1429), Rudiglian, Rudian (1450, 1472).
Presso Vitian e Veruda: ora M. Volaria
112. Deriva dal latino rudus, in
italiano rudere. Nella zona ci sono infatti resti di antiche
costruzioni.
Nelle mappe catastali del 1898 e del 1911
il colle viene citato come Monte Rastovizza, in quelle del 1973
si riporta Volarija, mentre Rastovica
(v.) viene chiamato il vicino colle a sud-est di Volaria.
Rastovica
deriva dal croato hrast, quercia (Quercus robur), in cui per
facilità di pronuncia s'è perduta la consonan te fricativa sorda h
e vi è stato aggiunto il suffisso -ica; s'è ottenuto cioè
Rastovica, che indica bosco di querce, querceto. La vegetazione
infatti è prevalentemente composta da lecci.
Rastovizza
(Rastovica):
montagnola a sud-est di Volaria (v.), nell'abitato di
Valsabbion. Così viene indicata nelle carte militari italiane del
1944
113
e nelle nuove mappe catastali del 1973.
Verudella -
Monte Verudella (Verudica):
colle nella parte orientale dell'omonima penisola, che oggi accoglie il
villaggio turistico di Punta Verudella. Verudella e il
croato Verudica sono i diminutivi di Veruda (v.), il cui
significato è oscuro, probabilmente di origine preromana.
Linguisticamente considerato il toponimo potrebbe risale al latino
verutum
che indica la lancia o giavellotto, ma non ci è dato sapere la
ragione per cui il toponimo è stato assegnato a questa zona, a meno che
non vogliamo ipotizzare che qui si tenessero delle esercitazioni o gare
o che vi si praticasse la caccia.
Saccorgiana -
Bourguignon: altura (42 m) sulla penisola a
sud di Vernda. Nel toponimo sono confluite, come ci informa un
buon conoscitore del passato Polese, le parole italiane sacca,
saccoccio e
San Giovanni
114. Da fonti scritte risulta che i pescatori un tempo
usavano creare con le reti una specie di stretto o canale attraverso il
quale i tonni venivano intrappolati come in una sacca in direzione di
punta S. Giovanni, a sud.ovest della penisola di Verudella,
fino a Capo Compare, nei pressi della diga foranea. L'appellativo
dato a quel passaggio creato con le reti è diventato in seguito il nome
del colle nei pressi di questa insenatura. poiche attraverso detta
insenatura, che è piuttosto profonda, passavano (e probabilmente passano
tuttora) - branchi di pesce diretti a nord verso il Canale di Fasana,
s'è formato anche un altro toponimo, Brancorso, cioè corso del
branco
(dei branchi). Nelle nuove carte militari troviamo U.(vala)
Sakučani (cioè valle Saccorgiana) e Zaliv Brankoras (golfo
Brankoras, da Brancorso).115
L'altro nome del colle risale all'epoca
in cui sullo stesso venne edificata una fortezza rotonda, cui venne dato
il nome dell'ammiraglio barone Antonio Bourguignon (1808-1878), per
lungo tempo comandante della Marina di guerra a Pola, sposato a una
contessa polesana.116
Schiessplatz,
Monsival, Monte del Bersaglio, Balipedio, Tiro a Segno (Streljana):
è un'altura (35 m) a sud-ovest di Veruda, tra Valsaline,
Saccorgiana e il Bianco
a occidente, sulla cui sommità è stato costruito l'albergo "Pula". Un
tempo c'era, e c'è stato fino agli anni sessanta, un balipedio
117, che venne a sostituire quello
vecchio che sorgeva più a occidente, sul vicino colle di Valcane.
Fino a poco tempo fa i polesi hanno chiamato con diversi nomi questo
colle, comunque tutti con lo stesso significato di bersaglio.
Con l'espansione della città e la
creazione del Cimitero della Marina, quel vecchio bersaglio venne
abbandonato, e uno nuovo venne allestito sul colle vicino (le due alture
erano collegate da via dei Bersagli) 118,
in tedesco chiamato Schiessplatz. L'altro toponimo Monsival
119 è composto dall'italiano monte e dal tedesco
schiessen+Wall, pronunciato come una parola sola, che significa
colle con terrapieno
per tiro al bersaglio, in quanto sulla cima del colle era stato
costruito un parapetto di cemento con terrapieno per le esercitazioni di
tiro. I vecchi polesi usavano più frequentemente la denomina - zione
tedesca Schiessplatz, quelli più giovani i nomi italiani
suddetti, infine i Croati il sostantivo croato Streljana; siccome
però da quell'altura è ormai scomparsa ogni traccia di balipedio, anche
tutti gli appellativi citati stanno pian piano uscendo dall'uso.
Baracche -
Valcane: monticello a ovest del Cimitero
della Marina e del bagno Valcane, attraversato dalla strada
che conduce a Stoia. In passato taluni lo chiamavano M.
Valcane, come veniva pure chiamata la vicina collinetta a est
dell'omonimo stabilimento balneare; oggi invece il toponimo si riferisce
solamente al suo lato meridionale, quello verso il mare, mentre quello
settentrionale si appella Baracche
120. Sulle pendici settentrionali di questo colle vennero
erette, nel secolo scorso, dapprima alcune baracche per gli operai
provenienti da varie regioni dell'Impero austriaco, ma prevalentemente
dalla Bosnia, che erano occupati alla costruzione delle fortezze
militari attorno a Pola 121. Più
tardi quelle baracche vennero demolite e al loro posto furono costruiti
grandi ma modesti edifici abitativi, con semplici appartamenti per le
famiglie dei lavoratori impiegati soprattutto nell'Arsenale: quegli
edifici oggi continuano a venir chiamati Baracche, come pure il relativo
colle.
Forte -
Batteria:
è una collinetta (36 m) a ovest delle Baracche, sulla quale un tempo
sorgeva una delle tante fortezze austriache, in cui era allogata una
batteria d'artiglieria 122, da cui
il nome del rialzo. Oggi non c'è traccia di quella fortificazione e lo
stesso colle è pressoche scomparso, in quanto vi è stata ricavata una
grande cava, da cui si ottengono le materie prime per il Cementificio,
che sorge nelle immediate vicinanze.
Vergarola
- Monte dei Confini:
con Vergarola oggi si indica in primo luogo la baia che si estende a
ovest della Fabbrica cementi fino all'attracco militare di
Fisella, ma anche il pezzo di costa e la collinetta ai cui piedi si
trova il cantiere dell'azienda "Tehnomont".123
Il toponimo deriva dal latino
virga, in italiano
verga
124, bastone. Aggiungendo alla parola il suffisso -ro,
che indica un attore, l'esecutore di un'azione, otteniamo vergaro
(dal tardo latino virgarius), da cui capovergaro, cioè
pastore, pastore capo. Siccome si sa che in questa zona vivevano un
tempo dei pastori con le loro greggi 125,
se ne può dedurre che vergarola significhi stazzo, recinto di
pali, graticciata attorno all'ovile oppure al posto di un muro
confinario fra i vari possedimenti o pascoli, il che sembra confermato
dal secondo nome del colle 126,
Monte dei Confini. In seguito il toponimo si è probabilmente esteso
anche alla baia.
La denominazione Monte dei Confini
risulta nelle mappe catastali del 1911 127,
ma oggi si usa solo il primo toponimo, Vergarola, e secondo
alcuni Vargarola. 128
Stoia (Stoja) -
Signole, Signole Piccolo (Sinjole): colle (17
m) sull'omonima penisola a sud-ovest della città, nota per lo
stabilimento balneare, in passato conosciuto come Signolo Piccolo
rispettivamente Signole 129. Il
toponimo si incontra già nel Medio Evo: terra in Siniole
(1150), contrata Signole (1420), terra in contrata Signol ubi
dicitur Cana (1512) 130 - cioè
terra in zona che si chiama Canna - infatti la costa di Stoia
(Valdefora-Valovine) tuttora abbonda di canne. Il nome deriva dal
latino signum e dal tardo latino signale, poi in italiano
signolo
e segnale, il che appalesa che sulla collinetta doveva esserci un
segnale di orientamento per i marinai e i pescatori che navigavano di
notte.
L'antico toponimo è ormai scomparso dalle
piante topografio che e dalle mappe catastali, sostituito da quello
nuovo, Stoia. Secondo alcune fonti apparve all'inizio del XIX
secolo, derivano do dal verbo croato stajati (o stojati),
che significa fra l'altro stare, stare in piedi, trovarsi, fermarsi,
ecc., mentre i sostano tivi stanica
e stanište significano: stazione, fermata, dimora, riparo.
131
Altri ritengono sia nato tra il 1870 e il 1880, con riferimento ai
pescatori di Bagnole, Pomer e Promontore, che su
questa penisola trovavano un rifugio sicuro per le proprie barche in
caso di maltempo. 132
La popolazione croata chiamava un tempo
il posto di guardia stoja, sicchè si diceva spremiti se za
stoju (prepararsi alla guardia),
organizirati stoju (organizzare la vigilanza, ecc.).
Masbarak:
è l'altura (28 m) in direzione di Musil dove ancora
vivono le famiglie discendenti dai pastori di un tempo, i cosiddetti
Cici e
Bodoli.133
Il toponimo risale al XIX secolo in relazione alle prime baracche per i
marinai austriaci, che vennero erette sul lato nord-occidentale della
collina. Furono intitolate all'arciduca Ferdinando Massimiliano
(1832-1876), fratello dell'imperatore Francesco Giuseppe I. Dal tedesco
Maximilian-Baracken
e dall'italiano baracche Massimiliano sorse per abbrevazione
dapprima Max-Baracken, in italiano Mass-baracche, e quindi
con contrazione in un'unica parola e troncamento della desinenza -e
per facilità di pronuncia, si ottenne Masbarak che, sia in
italiano che in croato, veniva pronunciato come Mašbarak.
Massimiliano era ritenuto il padre e
creatore della Marina da guerra austriaca, tant'è vero che nel 1854
venne nominato contrammiraglio e comandante della Marina da guerra a
Pola. Sotto la sua amministrazione Pola divenne nel 1855 porto di
guerra, nel 1856 vi venne posta la prima pietra dell'Arsenale, l'attuale
Scoglio Olivi (Uljanik), vi venne prosciugato il terreno paludoso e
malarico tra le vie Medolino e Promontore (Pra Grande), si dette inizio
alla costruzione di numerose fortezze attorno alla città, venne fondato
il Museo della Marina 134, ecc. In
quell'epoca, insomma, Pola conobbe un rapido sviluppo, tanto che in
onore dell'arciduca si intitolarono anche la fortezza di Musiz
135
e le baracche per i marinai nelle sue immediate vicinanze, un parco
(oggi Parco della Marina) e una via cittadina (oggi via
Sutjeska).
Valovine:
con questo toponimo originariamente si indicava solamente la baia a
nord-ovest di Stoia, oggi invece comprende anche la collinetta a
nord-ovest della stessa insenatura.
Sull'origine del toponimo i pareri sono
contrastanti. Secondo l'interpretazione più antica deriva dall'italiano
Valle del Lovo
- Val Lovina con la spiegazione: insenatura presso Signole,
cioè Stoia (1723), dove si menziona pure la Punta del Lovo
(1938) 136; l'italiano lovo
è il nasello o "lupo" (Merluccius vulgaris). Questa
versione si incontra anche in alcune carte nautiche e presso altri
autori 137, il che potrebbe
significare che la denominazione si è in seguito estesa alla terraferma
lungo l'insenatura, nonche al vicino monticello nord-orientale.
Oggi l'opinione più diffusa è che il
toponimo abbia a che fare con le pecore, cioè con gli ovini, che in quel
sito aprico e alle pendici delle collinette circostanti dovevano avere
un pascolo ideale fino alla seconda meta del XX secolo. sicchè si
tratterebbe di Valle Ovina
(v: Ovinae). In effetti sarebbero potuti coesistere
parallelamente due toponimi foneticamente assai simili: Valle Lovina e
Valle Ovina, facilmente sostituibili, e finalmente dalla loro
contrazione in un'unica parola si sarebbe ricavata la forma Valovine,
che comprende l'insenatura e il terreno circostante, come pure il vicino
colle.
Musil (Muzil):
colle (73 m) a sud-ovest della città e a nord-ovest di Valovine.
ll toponimo si menziona già nel Medio Evo come: De custode Musil
(1431), Monte di S. Nicolò del Muxil (1478) 138,
Punta del M. (1580), Torre del Muxil (1592),
Torre del Mugillo139,
più tardi chiamata Torre d'Orlando.
Da quanto detto si può concludere che il
toponimo abbia origine dal latino mugil, in italiano muggine,
che significa fango,
mota, ma indica pure l'omonimo pesce, il muggine o
cefalo
(Mugil cephalus). Siccome ai piedi del monticello c'è una baia con
fondale basso ed effettivamente fangoso, a causa dell'acqua piovana che
vi si riversa dalle alture circostanti, Valovine appunto, ciò ci porta a
concludere che la denominazione Musil si riferisse in origine
proprio a questa insenatura, e che solo in seguito venisse estesa anche
alla terraferma, ossia al colle costiero nord-occidentale, dapprima come
tratto descrittivo: Monte vicino Musil e quindi, come di solito
avviene, solo Musil. In favore di questa interpretazione
depongono anche le più antiche fonti scritte come: Monte di S. Nicolò
del Muxil (1478); ma quando la chiesetta scomparve sparì pure il suo
nome, sicche rimase solo Musil. Sulla cima del colle venne
innalzata una torre, motivo per cui si incontrano anche le seguenti
note: Torre del Muxil, Mugillo, 139
e poi Musil
e Muzil.
Nei suoi studi toponomastici il linguista
italiano Dante Olivieri menziona nel nord Italia Musile, Musil e
Mosile come "prati re cintati per il pascolo"; anche il Musil
Polese, a quel che si dice, un tempo fu "un pascolo per i cavalli del
Comune, nonche per i privati cittadini, previo pagamento."
140
Poichè nel XIX secolo quasi
l'intera penisola di Musil divenne zona militare, vi sparirono i
cavalli. Rimasero solamente i pecorai della Ciceria
e quelli delle isole quarnerine (Bodoli) con le loro modeste casette e
greggi di pecore, che trovavano cibo a sufficienza anche nei magri
pascoli dei colli a est di Musil. Il fatto spiega anche l'origine
del toponimo Valle Ovina
141, che ha potuto estendersi
all'insenatura di Valovine, ivi compresa la vicina collinetta. Il
nome Musil si assegna oggi a tutta la penisola dove sorge il
colle. Invece che Musil, Muzil, qualcuno scrive e
pronuncia Mužilj. 142
Monte Signole,
Monsignole (Monsinjole), Signolo Grande:
piccola altura più a nord di Musil, ma sullo stesso pianoro, che
nelle carte militari più antiche viene indicato come
M.(onte) Signale
143, mentre nelle mappe catastali del 1898
è detto Signolo grande, per non confonderlo con Signolo
piccolo a Stoia.
Il toponimo viene correlato al latino
signum e al tardo latino
signale, in italiano signolo e segnale. Dato che di
toponimi omonimi c'erano in passato attorno a Pola anche altri, si
ritiene che sul colle in questione doveva esserci un segnale luminoso
costante o forse un faro per l'orientamento notturno di marinai e
pescatori. C'è comunque anche la possibilità che vi si trovasse invece
un posto di osservazione delle sentinelle cittadine, donde avrebbero
potuto dare l'allarme in caso di avvistamento di navi nemiche, sia che
si trattasse di Uscocchi o di Genovesi e Pisani, che nel Medio Evo
attaccarono più volte la città di Pola. è una deduzione suggerita dal
fatto che il Signolo di un tempo, nei pressi di Momorano,
oggi si chiama Straža (sentinella, guardia).
Concludiamo qui la rassegna dei toponimi
(oronimi) dei colli polesi. Degli altri toponimi cittadini e di quelli
di tutto il comune catastale di Pola ci occuperemo in un trattato a
parte.
Viktor Božac
Bibliografia e
note:
- 99 - Vedi il n.o
26, pag. 112.
- 100 - Vedi il n.o
78.
- 101 - Idem.
- 102 - Id.
- 103 - Id.
- 104 - Id.
- 105 - Id.
- 106 - Vedi il n.o
9, pag. 150.
- 107 - Vedi il n.o
13, pag. 68.
- 108 - Vedi il n.o
106.
- 109 - Dichiarazione
di Milan Uteta (1920), Via Jeretov 48, Pola.
- 110 - Id, vedi anche
n.o 78.
- 111 - Vedi il n.o
13.
- 112 - Id., pag.58.
- 113 - Vedi il n.o
66.
- 114 - Vedi il n.o
26, pag. 94e 131.
- 115 - Carta
topografica militare dell'lstitllto geografico dell'APJ, Belgrado
1957.
- 116 - Vedi il n.o
28, pag. 71.
- 117 - In questo
stesso Balipedio fece da giovane le sue prime esercitazioni di tiro
al bersaglio anche l.autore di questo ~.critto.
- 118 - Vedi il n.o
28, pag. 70.
- 119 - Vedi il n.o
26, pag.145.
- 120 - Dichiarazione
di Claudio Radin ( 1919), via Nesazio 20, Pola, e altri.
- 121 - Id.
- 122 - Id.
- 123 - Dichiarazione
di Aldo Skira (1941), via Rovigno 7, Pola.
- 124 - Vedi il n.o
13, pag 67.
- 125 - Vedi il n.o
120e 123.
- 126 - Che con tutta
probabilità si sia trattato di recinti la si desume anche dall'ap
pellativo Monte dei Confini, com'è riportato nelle mappe catastali
del 1911.
- 127 - Lo si deduce
dalfatto che nelle mappe catastali del 1898 scrive Valle Vergarola,
e così pure nella carta topografica militare del 1944, mentre le
altrefonti danno soltanto Vergarola.
- 128 - Dichiarazione
di Petar Brečević (1939), via Altura 55, Pola.
- 129 - Vedi il n.o
26, pag. 127.
- 130 - Vedi il n.o
13, pag. 61.
- 131 - Vedi il n.o
26, pag. 127.
- 132 - Id., pag. 77.
- 133 - Vedi il n.o
123.
- 134 - Vedi il n.o
28, pag. 95-96.
- 135 - Bernardo
Benussi: "Pola nelle sue istituzioni municipali dal 1797 al 1918",
AMSI, voI. XXXV, Parenzo 1923, pag. 60: "Sul porto ove nei secoli
passati sorgeva il faro di Pola - la Torre d'Orlando - s'era
innalzato il forte Massimiliano..."
- 136 - Vedi il n.o
13, pag. 66.
- 137 - Vedi il n.o
26, pag. 126~127.
- 138 - Vedi il n.o
13, pag. 52.
- 139 - Vedi il n.o
9, pag. 129.
- 140 - Vedi il n.o
- 141 - Confr. i n.o
66 e 70.
- 142 - Vedi il n.o
71.
- 143 - Vedi il n.o
66.
Tratto
da:
- Viktor Božac, "I nomi dei colli
poles[ani]i, dalla Toponomastica istriana" (traduzione dal
croato da Elis Barbalich-Geromella), Jurina i Franina, ,
rivista di varia cultura istriana, n. 51, estate-autunno 1992, Libar
od Grozda (Pula), p. 90-93.
Fotografia da:
- Naučna Biblioteka, Pula - "General
View of Pola", drawing by Thomas Allason, engraved by W.B. Cooke
(London, 1819).
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