Rovigno e la musica
di Gianclaudio de Angelini
Scriveva il compianto maestro
Carlo Fabretto: "Rovigno è musica, e la musica per noi è Rovigno". Da
sempre Rovigno è stata connotata per la spiccata attitudine alla musica dei
suoi cittadini, che ha caratteristiche sue peculiari. Un'ampia antologia di
vecchi canti di Rovigno fu raccolta da Achille Gorlato nel suo libro "Vita
Istriana"; resta comunque fondamentale, soprattutto per i testi, l'opera
antologica "Canti popolari istriani", raccolti però da
Antonio Ive quasi tutti a Rovigno, sua
città natale, pubblicati nel 1877.
Il canto popolare rovignese si può dividere in
quattro categorie:
- Canto corale: sul tipo dei canti
polifonici dell'Italia settentrionale (cori alpini veneti, villotte
friulane);
- Bitinada, forma musicale esclusiva di Rovigno, nella quale
attorno alla voce solista del tenore o del soprano, gli altri cantori ne
accompagnano il canto imitando vocalmente il suono degli strumenti musicali;
- Arie notturne ovvero le
àrie da nuòto [see http://xoomer.virgilio.it/arupinum/ArieNotte2.html]: è questa una forma musicale tipicamente
rovignese, coro polifonico a tre voci: un tenore primo, un tenore secondo che
sostiene il primo tenore con quinte o seste parallele ed un baritono che
ricopre il ruolo di basso. In questo tipico canto serale, da cui il
nome, predominano i falsetti dalla melodia fiorita di ricami, quasi a
ricordare le nenie orientali, tanto da far azzardare al Fabretto addirittura
una ipotetica derivazione fenicia. Più realisticamente si tratta di una
volgarizzazione del canto madrigalesco cinque-seicentesco sia sacro che
profano.
- Butunade, sorta di discanto popolare in cui la traccia
melodica si limita a due soli endecasillabi che poi vengono ripetuti ad
libitum. I cantori sono solamente due. Il primo verso è armonizzato a terze
parallele mentre il secondo a seste e quinti non parallele. Il contenuto è
generalmente satirico o canzonatorio, da cui il nome, ed esclusivamente in
rovignese.
-
Sturnièl, stornello. Come i più famosi stornelli romani a dispetto, anche a
Rovigno il popolo si divertiva con questa breve e icastica forma di canto:
Sul ponto de Rialto i te desfeîdo,
A spada
noûda, de viro suldato:
S'i nu
te bato, deîme ch'i son moûlo.
Cu la
tu barba i me voi furbeî el coûlo.
La risposta non
tardava:
E vate
fà la barba, camarata,
Ch'el
tu cantàr nun l'è di sturnieli;
Che di
sturnieli meî ghe ne siè oûn saco.
S'i te li canto, ti deventi mato.
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A queste forme base vanno aggiunte le
canzonette d'autore che a partire dall'ottocento si innestarono sugli schemi
musicali tradizionali. Create soprattutto in occasione delle manifestazioni
canore che si tenevano nell'ambito dei festeggiamenti del carnevale, un pò
come nella manifestazione musicale napoletana di Piedigrotta, pure essendo
opere d'autore, si diffusero tanto da diventare un bagaglio comune del popolo,
subendo per questo gli aggiustamenti e le varie versioni che caratterizzano
l'anonimo canto popolare.
Al canto popolare deve aggiungersi la musica
sacra che a Rovigno fu sempre coltivata con passione sia a livello alto che
nei canti di
tradizioni popolare. Risale al 15 settembre 1754
l'inaugurazione dell'organo del duomo di Sant'Eufemia opera di don Antonio
Barbini costato "ducati 950 da lire 6 e soldi 4". che precedette di
poco i solenni festeggiamenti per la consacrazione del nuovo Duomo di Rovigno
avvenuta il 26 settembre del 1756. In quella occasione all'organo si unirono
anche vari strumenti dando un particolare fasto musicale alla solenne
inaugurazione.
Per l'educazione musicale dei rovignesi già nel
1765 sorse, per iniziativa del canonico don Rocco Angelini, l'Accademia dei
Filarmonici il cui Maestro di Musica era il M. Reverendo Sig. D. Gio.
Pietro Masato; a partire da tale data era presente a Rovigno inoltre un
organista regolarmente stipendiato. L'ultima Accademia musicale fu quella
istituita il 30 novembre 1823, aveva una sua orchestra il cui direttore e
primo violino fu don Andrea Rocco, mentre don Andrea Battistella fu uno degli
accademici più attivi tanto da esserne considerato l'anima. L'accademia durò
per molti anni e cessò la sua attività solamente quando subentrarono le bande
comunali, che dal 1842 presero il nome di Scuola di Musica Comunale.
Nel 1886 si creò un Istituto civico musicale
"con il concorso del Comune, della Chiesa e d'una Società cittadina, e dà
lezioni di banda, orchestra e canto" a questo istituto ed alla
Società Filarmonica Popolare costituita il 29 aprile del 1900 da un
comitato promotore composto da 27 membri si deve il rifiorire della musica a
Rovigno in tutte le sue forme: concerti, operette, messe solenni con orchestra
e coro. Per iniziativa della Filarmonica nacque quel Concorso della
canzonetta rovignese che, come detto, si teneva a carnevale e da cui
uscirono canzoni rimaste nella memoria collettiva dei rovignesi: è doveroso
iniziare con La batana che è divenuta il vero inno dei
rovignesi (conosciuto anche come La viecia batana) testo di Giorgio
Devescovi, musica di Amedeo Zecchi; opera premiata nell'edizione del 1907
insieme a Li muriede ruvignise altra canzone che è
entrata nel repertorio popolare, grazie ai versi di Alvise Rismondo e la
musica del maestro Giuseppe Peitler. L'anno successivo il concorso sarà vinto
dalla canzone Vien Fiamita, versi e musica del Maestro Carlo Fabretto.
Presso l'Oratorio
dei Salesiani sorse, per merito
dell'appassionato maestro Locatelli, una scuola per strumenti a fiato. Una
scuola di violino era tenuta dal maestro
Carlo Fabretto (Capodistria 1883 - Roma 1969),
non mancavano le bande musicali a partire da quella della
Banda Comunale a quella della Schola
Cantorum dei frati francescani, alla banda dei Salesiani, quella della
Fabbrica Tabacchi che aveva anche un suo coro, e la
Fanfara del Circolo Democratico, ma anche da
piccoli, ma non per questo meno agguerriti, complessini ecc. ecc. Innumerevoli
inoltre erano i cori, tra cui rimase famoso il Corpo corale cittadino che nel
1932-33 divenne il
Coro dell'Opera Nazionale Dopolavoro quello
che, sotto la direziezione di Domenico (Mimi) Garbin, nel 1936 vinse il
primo premio tra i Cori italiani, cantando a Roma davanti al Duce. Nel
novembre di quell'anno sull'onda del successo riportato registrò all'EIAR di
Trieste parte del suo famoso repertorio di bitinade. Inoltre nel Teatro
"Gandusio" di Rovigno negli anni '20 si allestivano opere ed operette in cui
cantanti locali affiancavano in parti secondarie le voci più famose.
La tradizione musicale rovignese non è venuta
meno neanche dopo lo strappo traumatico causato dalla II Guerra Mondiale. Gli
esuli rovignesi a Trieste hanno dato vita,
già nel 1946, al "Coro di Rovigno" chiamato successivamente
Arupinum, in seguito ad una protesta
jugoslava, diretto dapprima dal maestro Publio Carniel (autore di Trieste
mia) ed in seguito da Tristano Illesberg, sotto la cui direzione il coro
si affermò al II concorso polifonico di Arezzo. Attualmente il coro è diretto
da Giorgio Cecchini che tiene ancor oggi viva la sua ricca tradizione. A Roma
al Villaggio Giuliano il maestro Gregorio (Goio) Bosazzi ha creato il coro
Istria Nobilissima composto in gran parte da rovignesi che ha prodotto il
disco
Nostalgia del mar e che ora, vista anche
la scomparsa del maestro, ha cessato la sua attività. Un posto a parte merita
il maestro
Piero Soffici (Rovigno 28/7/1920) noto autore
di musica popolare a livello nazionale come le canzoni portate al successo da
Caterina Caselli: Perdono e Cento giorni o come il successo
estivo Stessa spiaggia stesso mare che si è dedicato però anche a
musicare le poesie di Ligio Zanini cantate magistralmente da un altra colonna
della musica rovignese quel
Sergio (Gato) Preden, uno dei principali
alfieri della rinnovata tradizione musicale di Rovigno. Va detto che una delle
prime istituzione della locale comunità degli Italiani fu nel dicembre del
1947 la Società Artistico Culturale (S.A.C.)
"Marco Garbin” con il suo coro maschile,
femminile e misto. Parlando della musica a Rovigno non si può far a meno di
citare il maestro Vlado Benussi che, oltre a dedicarsi all'insegnamento dei
piccoli dell'asilo
Naridola di Rovigno, e dirigere il coro della
"Marco Garbin" ha dato luogo a due diverse formazioni musicali: Le Quattro colonne ed il Trio Biba, Vlado & Ricky. Va citato anche il
gruppo musicale
Batana capitanato da Riccardo Bosazzi con la
voce solista di Giorgio Sugar, il più giovane del complesso, e da Antonella
Rocco Sugar.
Rovigno alla storia della musica ha dato anche
un musicista del calibro di don Francesco Spongia, più conosciuto come Francesco Usper-Sponga
Vedete anche:
- L'articolo Anna Malusà comparso su
La Voce in Più Musica - 25/01/06
Tratto da:
- http://arupinum.xoom.it/Fabretto.html
- http://arupinum.xoom.it/PieroSoffici.html
- Rovigno e la musica - © Claudio de
Angelini - http://arupino.xoom.it/musica.html
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