Istria tra ottocento e novecento

Apporti alla conoscenza della storia della fotografia in Istria

di © Milijienko Smokvina

[Tratto da: http://www.craf-fvg.it/ita/craf/cont_d.asp?Cont_ID=104.]

La trattazione dei primordi della fotografia nell’ambito di una città o di una regione risulta sempre particolarmente stimolante. Specie poi quando si tratti di un’area geograficamente circoscritta, ma situata in prossimità dei fulcri di irradiazione storica della fotografia, pur non potendo essa stessa vantare spinte generatrici del divenire fotografico di qualche rilievo.

L’interesse di tali ricerche č accentuato appunto dalla presenza ai margini di tale area di centri che hanno svolto un ruolo propulsivo in campo fotografico, specie quando l’area in questione risulti particolarmente attraente per dei fotografi itineranti.

L’Istria rientra appunto nel novero delle regioni avvincenti in virtů della sua posizione geografica e del proprio patrimonio storico, caratterizzata com’č da una presenza, ininterrotta nel tempo, di una ricca diversità di tradizioni e di cultura.

L’avvento della fotografia in una regione quale l’Istria appare il piů delle volte condizionato dalle dimensioni dell’area in questione e dall’influenza economica e culturale esercitatavi dai centri urbani piů prossimi.

Vestigia delle fasi piů precoci degli sviluppi della fotografia sono sulla penisola istriana pressoché assenti. Ciň va attribuito ad una duplice ragione. La prima risiede nel fatto che nella prima metà dell’Ottocento l’Istria non poeva vantare uno sviluppo urbano in grado di esprimere dal proprio seno dei fotografi. Le cittadine della sua costa non erano certo mature - e men che meno lo erano quelle dell’interno - per accogliere la nuova “arte dello specchio capace di memoria”. L’avvio piů precoce di uno sviluppo autoctono della fotografia su suolo istriano va attribuito a Pola e piů precisamente alla determinazine delle autorità austriache di farne la base principale della propria marina militare. Alla metà dell’Ottocento le conquiste della civiltà moderna vi fecero la propria comparsa e con esse le prime fotografie. La città assorbe nuova popolazione, personale militare proveniente da ogni angolo dell’impero. Ingegneri e periti navali, macchinisti, costruttori, armaioli ecc. vi affluirono da tutta l’Europa, apportando alla città nuove fonti di prosperità, suscitandovi nuovi bisogni e facendovi attecchire nuove consuetudini, fra esse quella della fotografia a soddisfacimento del desiderio di conservare una memoria per immagini del proprio soggiorno nel nuovo ambiente di vita e di lavoro.

Le ricerche sinora condotte sulla comparsa del primo studio fotografico a Pola la collocano appunto in quel periodo, ossia ai primi anni del decollo urbanistico della città. Il primo studio fotografico permanente a Pola fu con ogni probabilità quello inaugurato nel 1862 da L. Mioni. Nel 1871 i suoi ritratti e le sue vedute furono premiate in una mostra a Trieste, nel 1873 ricevette un premio per gli ingrandimenti e le riproduzioni all’esposizione mondiale di Vienna, nel 1875 gli fu assegnato il diploma dell’associazione dei fotografi di Vienna. Il nome di Mioni ricorre nuovamente a Pola alla fine dell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento. Lo studio andň allora sotto il nome di Erminio (Erminius) Mioni ed il retro delle fotografie da esso prodotte reca la dicitura “Nuovo studio fotografico”, sito in via Sergia no. 67. Nel corso degli anni Settanta dell’Ottocento avviň la propria attività fotografica a Pola anche B. Circovich, in uno studio fotografico ubicato in Borgo Arena. Furono inoltre attivi a Pola Giovanni Bonivento, Fiorino Guglielmi, Cesare Gallinaro; Angelo Ghega vantava un “Artistische Photographisches Atelier - Fotografia Artistica”, l’Atelier “Mikado” era sito in via Sergia no. 71. Heinrich Zamboni aprě il proprio studio in Casa Seraschin no. 9 alle spalle del Casino Marittimo. Agli inizi del Novecento furono attivi a Pola anche il “Photo Atelier Flora”, la “Foto Ideal” ed inoltre la “C. Sintich & Co”, lo studio di Karlo Schrescher e quello di Attilio Bassi. Nel periodo fra le due guerre operarono a Pola numerosi fotografi, dediti soprattutto al ritratto dei propri concittadini; si ricordano in proposito: Oreste Anelli, Giovanni Bonivento, Umberto Bonivento, Demetrio Buttignoni, Fiorino Guglielmi e Cesare Gallinaro, Paolo Maffi, Giuseppina Marizza, Renato Marizza, Tito Niccolini, Mirto Nicolich, Maria Pastrovicchio, Maria Planinschek, Rodolfo Podgorsek, Antonio Randazzo, Aida Rocchi, Luigi Rumich, Lucia Schrescher, Giacomo Szentivany, Gemma Visintini, Stanislao Vujicich, Enrico Zamboni.

Il fotografo di Klagenfurt Alois Beer vanta la piů cospicua opera fotografica dedicata a Pola. Iniziň a riprenderla attorno al 1890, per non smettere piů fin quasi alla sua morte, intervenuta nel 1916. Alois Beer fu fotografo particolarmente facondo, girň mezzo mondo, proponendo la propria offerta fotografica in cataloghi a stampa. In uno dei piů precoci, quello del 1885, sono elencati 23 motivi istriani - fra essi Abbazia, Castua, Volosca, Preluka, Ica e Laurana (spicca l’assenza di Pola), mentre nel catalogo del 1910 si contano, fra oltre 10.000 fotografie, ben 1009 motivi inerenti a Pola. In un ulteriore catalogo edito nel 1914 sono citate altre 375 inquadrature di Pola. Oltre ai motivi ambientati a Pola sono note numerose istantanee scattate dal Beer alle Isole Brioni e nelle cittadine dei paraggi di Pola: Medolino, Lisignano, Dignano, Fasana. Beer riprese inoltre buona parte dell’Istria: Capodsitria, Pirano, Portorose, Parenzo e Rovigno sulla costa occidentale, Pisino al suo interno, il Monte Maggiore, Albona, Fianona e S. Andrea d’Albona.  

Motivi polesi si riscontrano anche nell’opera del fotografo triestino Johann Batta Rottmayer. Carlo Zamboni, fotografo fiumano non meno che viennese e autore di numerose vedute di Abbazia e di Volosca, non disdegnň di visitare la riviera liburnica anche dopo aver aperto un proprio studio a Vienna. I suoi panorami della costa liburnica appartnegono alla migliore produzione fotografica lungo la costa orientale dell’Istria. Nel ricordare i fotografi fiumani, autori di vedute della riviera di Abbazia, non č poi possibile prescindere da Ilario Carposio che lavorň ad Abbazia per quasi mezzo secolo. Negli anni Sessanta dell’Ottocento si ricorda a Rovigno Luigi Caenazzo. Agli inizi del Novecento giunse a Rovigno, proveniente da Trieste, Attilio Ceregato. Si dedica in prevalenza al ritratto nella maniera che andava per la maggiore, senza tuttavia disdegnare vedute esterne di Rovigno. Negli anni Trenta svolsero la propria attività di fotografi a Rovigno Massimo Degianpietro e Maria Mannu, nonché lo Studio Fotografia “Italia”.

Vedute avvincenti di Rovigno degli inizi del Novecento furono scattate anche dal triestino Giuseppe Wulz, autore soprattutto di pittoreschi motivi del porto, ma appaiono non meno degni di nota i suoi ponorami di Capodistria, Pirano, Umago, Parenzo e di alcune altre città istriane.

A Parenzo operarono agli inizi del Novecento Federico e Giacomo Greatti; benchč la loro attività preminente fosse quella editoriale, essi pubblicarono vedute di Parenzo e piů in generale istriane, ma alcuni motivi furono firmati da Giacomo in qualità di autore. A Parenzo ricorrono inoltre in quel periodo i nomi dei fotografi e degli studi fotografici Gaetano Coana, Foto Badodi, Sossich Vittorio.  

A Pisino la fotografia conobbe sviluppi pressoché avulsi dalle vicende fotografiche dell’Istria costiera. Verso la fine dell’Ottocento essa vi fece la prima comparsa con G. Lion, cui fecero piů tardi seguito Vjekoslav Klein, A. Mattich, Giuseppe Dorcich nonché gli studi di Freda Bohaty, di Matko Gortan e Francesco Stepcich nonché quello di Bruno Stefani.

Fra i numerosi fotografi che visitarono l’Istria per riprenderla con il loro obiettivo va ricordato anche il francese Hubert Vaffie, il quale compose nel 1892 una serie di fotografie facenti parte di un diario di viaggio per immagini che ebbe per mrta la Grecia.

Un assiduo visitatotre della riviera liburnica fu anche Benedikt Legetporer, un fotografo che d’inverno usava lavorare a Lussinpiccolo, mentre d’estate si trasferiva sul lago di Bled; in Istria scattň vedute di Albona, Fianona, Pisino, Abbazia, Volosca e del Monte Maggiore.

Ad Abbazia stessa operarono numerosi fotografi, nel 1914 se ne contarono 11, piů uno a Volosca. Si trattň di Erich Bahrend, Eduard Betai, Eduard Jelusich, Benjamin Letis, Heinrich Pokeret, Eduard Majer, Franz Maas, Max Muenz, Josef Mueller, Josef Schuman, Mihovil Stark e - a Volosca - Heinrich Pietsch. Fra i fotografi ad Abbazia rivestě un ruolo di spicco Edmondo (anche Edmond) Jelusich (anche Jelusic, Jellusig); la sua carriera ebbe inizio ad Abbazia nel 1886.

Un gruppo significativo di fotografi dilettanti fiumani fu espresso dai ranghi dell’associazionismo alpino fiumano a cavallo dei due secoli (aderenti al CAF - Club Alpino Fiumano), i quali dettero vita ad una ricca messe di vedute dei dintorni di Fiume, del Monte Maggiore e di altre località istriane. Spiccano nel novero dei fotografi dilettanti escursionisti Rodolfo Paulovatz, Edgardo Prelz, Giusto Cossutta, Roberto Fuerst, Giovanni Martich e Giuseppe Wanka.

Benché i primordi della fotografia in Istria non possano certo essere attribuiti all’epoca degli “incunaboli” dell’arte in questione, la scena fotografica istriana appare nondimeno interessante in virtů della sua varietà, connaturata peraltro alle peculiarità geografiche del suo territorio.

Le ricerche sulla storia della fotografia in Istria - il presente scritto ne č soltanto un modesto accenno - appaiono particolarmente stimolanti e potrebbero, sulla scorta di un lavoro sistematico ed approfondito riservarci non poche piacevoli sorprese.

© Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia


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Created: Saturday, Wednesday, Novemer 16, 2005. Last updated:Saturday March 06, 2021
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